Elia Viviani, ciclista con un palmares che dice 87 trionfi su strada, un oro e un bronzo olimpico, un titolo di campione del mondo su pista oltre che innumerevoli trionfi, ha parlato con preoccupazione alla Gazzetta dello Sport sul futuro dei velocisti.
Il velocista puro andrà a scomparire. Oggi devi essere completo, capace di tenere bene in salita. I percorsi sono sempre più duri e un arrivo in volata arriva comunque dopo 2000 metri di dislivello. Non si può più stare a ruota e aspettare la tappa favorevole. Il ciclismo moderno non ha più una logica di corsa. Basta un chilometro di salita per far esplodere la gara.
L’arte di arrangiarsi e le scelte delle squadre
Subentra l’arte dell’arrangiarsi nel senso che una squadra non è più costruita per facilitare lo sprint del velocista. Al massimo in volata puoi contare sull’aiuto di 2-3 compagni. E in un grande giro neanche quelli. In un team di otto, l’uomo di classifica si porta 3 uomini per le montagne, altri 2 per superare la prima settimana ed ecco che rimangono 2 posti, di cui uno va al velocista.
I motivi di questa scelta
Per tanti motivi. Principalmente perché l’interesse per la classifica generale della corsa a tappe di turno è maggiore rispetto al numero di vittorie. Come a dire: il numero non conta, ma conta soltanto la qualità dei successi.
Le squadre che investono ancora sui velocisti
Quick Step e Alpecin sono i team che continuano ad avere una grande considerazione degli sprinter. La Bike Exchange ha investito molto in Groenewegen, lo stesso in questi anni ha fatto la Lotto-Soudal per Ewan
I velocisti di oggi e di domani
In una volata piatta, negli ultimi 200 metri Jakobsen è imbattibile. Per il futuro il più completo è Kooij: ha già una consistenza importante e può solo crescere. Italiani? Dainese è un bel corridore. Deve cercare maggior continuità, non solo per delle tappe ma anche per qualche classica medio-piccola. Per il futuro c’è Milan, un velocista prepotente.