L’Istat ha confermato questa mattina i dati sul Pil in Italia relativi al terzo trimestre del 2022: secondo i dati definitivi, il prodotto interno lordo nazionale è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% su base annua. Al contempo, la variazione acquisita per il 2022 (ossia la somma dei primi tre trimestri) è pari a +3,9%.
La Borsa Italia interpreta positivamente i dati e piazza una decisa accelerazione in tarda mattinata, prima che vengano diffusi anche i dati sull’inflazione attesa a novembre (in Italia +11,8%, sempre dati Istat).
Istat, i dati qualitativi sul Pil in Italia del terzo trimestre
Nella sua analisi, l’Istat ha poi spiegato i dati sul Pil in Italia nel terzo trimestre dal punto di vista qualitativo.
Tutti i parametri relativi alla domanda sono in aumento, sia per quanto riguarda i consumi (+1,8%) sia per quanto concerne gli investimenti (+0,8%). Crescono inoltre anche importazioni (+4,2%) ed esportazioni (+0,1%). Sotto il profilo prettamente numerico, l’Istituto di Statistica segnala che “il terzo trimestre ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto ai tre mesi precedenti e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2021“.
Spostandoci all’analisi degli andamenti congiunturali dei settori economici, i servizi crescono dello 0,9% (per il sesto trimestre consecutivo, segnale inequivocabile della ripresa post-covid), in particolare i rami di commercio, trasporto, alloggio e ristorazione . Se il terzo settore sorride il secondo settore, quello di agricoltura e industria, versa lacrime amare segnando rispettivamente -1,4% e -0,9%: malissimo il comparto edile e delle costruzioni, -2%.
Infine, guardando i valori delle ore lavorate, si notano diminuzioni nei comparti di agricoltura, silvicoltura e pesca (-2,7%), costruzioni (-1,6%), controbilanciate dagli aumenti dell’industria (+1,4%). Sul comparto reddituale, calano servizi (-0,3%) e industria (-0,7%) mentre crescono agricoltura (+0,9%) e costruzioni (+0,3%).
Inflazione, a novembre stabile all’11,8%
A seguito di una notizia certamente positiva ne arriva una di difficile interpretazione. L’Istat pubblica infatti le prime stime sull’inflazione attesa a novembre, che rimane stabile su base annua all’11,8%: non si tratta di una novità assoluta, visto quanto accaduto in estate, tuttavia il dato va collocato all’interno del contesto europeo. L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +8,1%.
A determinare questo stallo sono i prezzi di alcune componenti, a cominciare dai beni energetici che sono stati l’ago della bilancia principale. Nella sua interpretazione, l’Istituto sostiene che “se nei prossimi mesi dovesse continuare la discesa in corso dei prezzi all’ingrosso del gas e di altre materie prime, il fuoco dell’inflazione potrebbe iniziare a ritirarsi“.
Osservando il confronto mensile l’inflazione cresce dello 0,5%. Da un lato rallentano i prezzi dei beni energetici non regolamentati, ossia il mercato libero, (da +79,4% a +69,9%), degli Alimentari non lavorati (da +12,9% a +11,3%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +7,2% a +6,8%); dall’altro accelerano i prezzi degli energetici regolamentati (da +51,6% a +56,1%), dei Beni alimentari lavorati (da +13,3% a +14,4%), degli Altri beni (da +4,6% a +5,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,2% a +5,5%).
Come spesso accade, l’Unione Nazionale Consumatori è tra le prime associazioni a commentare i dati. Il presidente Massimiliano De Dona invita a non farsi ingannare, anche perché da dicembre lo sconto sulle accise dei carburanti sarà ridotto di 10 centesimi. Da un punto di vista quantitativo, per una famiglia media con due figli la spesa extra degli ultimi dodici mesi, con un tasso d’inflazione dell’11.8%, è stata pari a 3.968 euro.