Una riunione di un’ora e mezza per fare il punto su metodo e tempi della manovra. E una raccomandazione netta da parte di Giorgia Meloni alla sua maggioranza: contingentare il più possibile gli emendamenti alla legge di bilancio.

All’incontro, a Palazzo Chigi, con il presidente del Consiglio i capigruppo dei partiti di maggioranza – Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi moderati e Udc – il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il collega all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, e, in collegamento, il vice premier Matteo Salvini.

La legge di bilancio dovrebbe essere approvata dalla Camera entro Natale e poi avere il via libera del Senato entro la fine dell’anno. Tenetevi pronti – scandisce Meloni, stando a quanto riferisce chi ha partecipato alla riunione -: la manovra va chiusa rispettando i tempi, a costo di restare in Parlamento a Natale, il 26 o il 27 dicembre: deve andare in Gazzetta ufficiale il 31 dicembre.

Meloni sui sindacati. Rischio ingorgo in Parlamento

Nessuno vuole porre limiti ai partiti – è il ragionamento del presidente del Consiglio, stando a quanto riferito -, certamente la manovra potrà essere migliorata in Parlamento, ma troviamoci e parliamone, cerchiamo una sintesi di maggioranza, in modo da andare in Parlamento con un accordo che non blocchi la legge di bilancio. Perché il rischio – la “sciagura”, come ha detto il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti – è l’esercizio provvisorio.

La preoccupazione del premier e del governo non riguarda solo la mole di emendamenti alla manovra ma anche il rischio di ‘ingorgo’ in Parlamento. I decreti finora approvati dall’esecutivo hanno, infatti, tutti iniziato l’iter in una sola delle due Camere, alcuni di essi sono ancora in commissione, e non è quindi ancora iniziato l’esame in Aula.

Il quadro si aggrava considerato il fatto che, a breve, inizierà la sessione di bilancio, che ha la priorità sugli altri provvedimenti, alcuni dei quali, però, sono in scadenza a fine dicembre.

In particolare, c’è la questione del cosiddetto decreto Rave, che è ancora in commissione Giustizia al Senato, e deve passare anche alla Camera entro il 30 dicembre, pena scadenza. Contro il dl, le opposizioni hanno annunciato battaglia ma anche la stessa maggioranza ha anticipato che proporrà delle modifiche per una più specifica interpretazione della norma.