Dopo quasi due mesi, la Corte d’Appello di Roma ha confermato le condanne in primo grado ai principali esponenti della famiglia Casamonica, il clan romano ufficialmente etichettato come “di stampo mafioso”.

40 in totale le persone accusate di vari reati, tra cui associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, estorsione, usura e detenzione illegale di armi. Per arrivare alla sentenza sono state necessarie 6 ore di camera di consiglio.

Casamonica, in totale comminati oltre 400 anni di reclusione

Riconosciuto il carattere mafioso dei Casamonica e pertanto confermate le pene di primo grado nel maxi processo contro il clan operativo a Roma. Il sostituto procuratore generale Francesco Mollace raccoglie i frutti di un’indagine iniziata nel 2015, sebbene lui sia subentrato in un secondo momento, parlando di “fine dello strapotere dei Casamonica”, citando anche i rapporti che la famiglia tesseva con la criminalità organizzata della capitale.

Il pubblico ministero Giovanni Musarò, insieme al collega Stefano Luciani, ha invece accentuato il “carattere intimidatorio impressionante” della famiglia, sottolineando anche l’organizzazione interna orientata all’unità nel momento del bisogno. Una “sentenza equilibrata” che accoglie la richiesta di escludere alcuni reati e che si affianca a quelle degli altri clan romani.

Come detto, l’operazione originaria ebbe inizio nel 2015 e venne soprannominata “Gramigna”, portando un dispiegamento di forze senza precedenti tra le forze dell’ordine di Roma. Nel 2018 un primo smantellamento del clan, poi nel 2020 l’inizio del maxi processo insieme a un ingente sequestro di beni dal valore complessivo di 20 milioni di euro. Nel 2021 la condanna di primo grado per oltre 40 imputati e un totale di 400 anni di carcere comminati (ma l’accusa ne aveva chiesti 630). In cima alla lista spiccano i 30 anni di reclusione per Domenico Casamonica e i 20 anni per Giuseppe Casamonica, ai vertici della piramide familiare.