Charline Oudenot, chi è la moglie di Kalidou Koulibaly, il difensore ex Napoli e adesso al Chelsea e della nazionale senegalese.
Kalidou Koulibaly moglie, chi è Charline Oudenot
Della signora Koulibaly si sa ben poco. Sappiamo che è francese, biondissima, meravigliosa e che da anni vive con il suo amato Kalidou a Napoli. I due si sono conosciuti in Franciada bambini. KK, pur avendo origini senegalesi, è infatti nato e cresciuto proprio a Saint-Dié-des-Vosges, nella regione del Grand Est.
E il destino ha voluto che entrambi nascessero non solo nello stesso ospedale ma anche nello stesso giorno, il 20 giugno 1991. Coetanei come pochi altri al mondo, hanno potuto frequentarsi fin da bambini, si sono presto innamorati e hanno scelto di passare la loro vita insieme, inseraparabili, sposandosi in giovane età. Il matrimonio è avvenuto nel 2014 e insieme hanno avuto anche due figli: Seni, nato nel gennaio del 2016, e Nessa, nata nel 2019.
Negli anni in cui Koulibaly ha giocato al Napoli, la famiglia ha vissuto a Posillipo. E proprio nella sua esperienza napoletana c’è stato un episodio, che lo stesso giocatore ha raccontato a The Player’s Tribune di quando nacque il primo suo figlio. “Mia moglie era andata in ospedale la mattina e quella sera avremmo giocato contro il Sassuolo in casa. Eravamo in sala video ed il mio telefono continuava a vibrare. Di solito lo spengo ma ero preoccupato per mia moglie. Mi aveva chiamato cinque o sei volte. Il nostro allenatore all’epoca era Maurizio Sarri. È un tipo molto intenso, quindi non volevo rispondere. Alla fine uscii di corsa, risposi al telefono e mia moglie mi disse: ‘Devi venire subito, nostro figlio sta arrivando’. Allora andai da Sarri e gli dissi: ‘Mister, mi scusi ma devo andare. Sta nascendo mio figlio!”.
“Sarri mi guardò e mi rispose: No, no, no. Ho bisogno di te stasera, Kouli. Mi servi davvero. Non puoi andare’. Gli dissi: ‘Sta per nascere mio figlio, mister. Faccia quello che vuole. Mi dia una multa, una squalifica, non mi importa. Io vado’. Sarri sembrava così stressato e fumava una sigaretta. Fumava, fumava e rifletteva e poi alla fine disse: ‘Va bene puoi andare in ospedale ma poi devi tornare per la partita stasera. Ho bisogno di te, Kouli!’. Andai di corsa in ospedale. Se non sei diventato padre per la prima volta, non puoi capire questa sensazione. Non puoi perderti la nascita di tuo figlio. Arrivai a mezzogiorno e, grazie a Dio, alle 13:30 era nato un piccolo napoletano. L’abbiamo chiamato Seni. È stato il giorno più bello della mia vita”.