L’agenda politica delle ultime 24 ore porta al centro del dibattito la questione dell’invio di armi in Ucraina, all’esame del Parlamento. La notizia più recente in ordine cronologico riguarda il ritiro ufficiale dell’emendamento contente la richiesta di proroga delle forniture militari a Kiev per tutto il 2023. Il motivo? Il governo guidato da Giorgia Meloni intende istituire un nuovo Decreto Legge ad hoc, lo conferma in un secondo momento il capo dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.
Una retromarcia (non la prima e probabilmente non l’ultima) che fa seguito alla richiesta avanzata dalle opposizioni (5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra in testa) tramite mozioni, affinché si aprisse il filone diplomatico sponsorizzato anche da Lega e Forza Italia.
Invio armi in Ucraina, slitta l’esame in Aula
Dopo la questione pos e pagamenti elettronici il Governo tiene in stand-by anche le forniture di armi all’Ucraina per tutto il 2023. A far discutere è l’emendamento presentato ieri sera dalle commissioni Esteri/Difesa e Sanità del Senato in merito al Decreto Nato-Calabria, il cui testo recita:
È prorogata fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, di cui all’articolo 2-bis del decreto legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 2022, n.28, nei termini e con le modalità ivi stabilite
Leggendo tra le righe, si capisce come l’intento dell’Esecutivo in carica fosse quello di proseguire con la linea Draghi: in breve, continuare a sostenere militarmente l’Ucraina bypassando il Parlamento. Ma questa volta il fronte degli scettici è particolarmente ampio e richiede una maggiore riflessione sul tema. In ogni caso, il neo ministro della Difesa Guido Crosetto ha sfruttato la norma esistente per inviare il sesto pacchetto di armi a Kiev. Di conseguenza, la scadenza naturale del provvedimento rimane il 31 dicembre 2022.
Le reazioni parlamentari dell’opposizione
Solamente il Terzo Polo si è schierato a sostegno dell’Esecutivo in maniera convinta, mentre dalle opposizioni non sono mancate bordate taglienti.
Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana parla di “mossa da furbetti che nasconde uno schiaffo in piena regola al Parlamento“. Il Movimento 5 Stelle, nella sua mozione, ha chiesto espressamente “di illustrare l’indirizzo politico che il governo intende seguire sulla questione Russia-Ucraina“. Il deputato Arnaldo Lomuti ha aggiunto nel suo intervento che il M5s è intenzionato ad aprire una conferenza di pace a Roma, parlando di “parità militare” tra Kiev e Mosca, e ha invitato il Governo a non trattare il Parlamento “come un pericolo da evitare“.
Gli fa eco il collega Marco Pellegrini, il quale ricorda ai presenti “che l’unico voto su una questione così delicata risale al 1° marzo 2022“. Anche il Pd contesta il metodo e non i contenuti, rimanendo favorevole all’invio di armi purché si sviluppi in parallelo la via della diplomazia: impossibile inserire in un decreto risalente al 2019 emendamenti che nulla hanno a che fare con l’argomento del Decreto Stesso.
A proposito di sostegno militare, ha generato un certo flame il post pubblicato dall’Ambasciata russa in Italia dove si vede il blindato italiano MLV distrutto. Sotto la didascalia svela una domanda ironica, chiedendo agli italiani “se sono contenti di vedere come vengono spesi i soldi pubblici”. E nei commenti prendono il via le reazioni del web.