Il leader di Azione, Carlo Calenda ha incontrato oggi a Palazzo Chigi la premier Giorgia Meloni. L’incontro, durato circa un’ora e mezza, si è focalizzato sulla manovra 2023.
Incontro Calenda e Meloni, i temi sul tavolo
Uscendo da Palazzo Chigi, Carlo Calenda ha dichiarato di ritenersi soddisfatto dell’incontro con il presidente del consiglio. Sul tavolo sono finiti molti temi cruciali in vista del percorso parlamentare della Legge di bilancio, come ad esempio un’estensione di impresa 4.0 e un tetto al costo del gas al posto dei crediti di imposta. Tra le altre cose hanno trovato spazio anche il reddito di cittadinanza, l’aumento degli stipendi dei sanitari, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e il ripristino di Italia sicura.
Ma all’ipotesi di un ingresso nel governo chiarisce:
Sono discorsi molto infantili, non c’è nessuna nostra disponibilità a essere parte di questa coalizione di governo. Abbiamo semplicemente detto che non faremo ostruzionismo per cercare di andare oltre i tempi previsti e mandare il Paese in esercizio provvisorio, e non lo avremmo fatto in ogni caso, anche senza questo incontro. Sarebbe un colpo molto significativo. Faremo il nostro lavoro di opposizione ma in modo corretto.
“Il voto di fiducia ovviamente non ci sarà”
La collaborazione parlamentare c’è per definizione, noi presenteremo emendamenti pur sapendo che i tempi sono strettissimi. Se poi si parla di voto di fiducia ovviamente non ci sarà.
Ha sottolineato Calenda. E a proposito dell’incontro, e del fatto che si fosse scelto di confrontarsi in una sede diversa da quella parlamentare, Calenda ha spiegato:
Questa volta i tempi sono talmente stretti che abbiamo pensato che sarebbe stato più utile e il governo ha dato un segno di disponibilità non usuale: fare questo lavoro preliminarmente al deposito della manovra perché su molti tempi c’è coincidenza di veduta, noi abbiamo presentato una differenza di modalità di implementazione che fa essere le misure più efficienti”.
La stoccata al Pd
Il leader di Azione è tornato torna ad attaccare il Pd:
Prima di mandare la nostra contro-manovra alla Meloni, io l’ho mandata a Enrico Letta, dicendogli ‘vogliamo discuterne insieme e presentare una cosa insieme?’. La risposta non c’è proprio stata. Perché? Non so, dovete chiedere a loro. Si lamentano che non hanno interlocuzione, ma quando l’interlocuzione è su cose concrete, non rispondono mai. E la ragione è che sulle cose concrete all’interno sono divisi in centomila rivoli. Io questa cosa qua non la faccio.
E prosegue:
Io non vado in piazza senza spiegare cosa chiedo di diverso per il Paese. È una cosa che non ha nessuna costruttività. E noi siamo in una condizione, in Italia, per cui non si può continuare a fare questa roba, per carità legittima, di andare in piazza per qualsiasi cosa senza mai spiegare, e chiedere soldi su tutto. Lo fanno anche i sindacati. Così siamo buoni tutti. Invece noi con gli stessi saldi della manovra abbiamo studiato come metteremmo quei soldi.