È rimasto aggrappato ad una persiana per almeno sei ore, con lo scopo di non farsi trascinare via dal fango: la sua tenacia contro la furia degli elementi naturali lo ha reso uno dei simboli della tragedia di Ischia, che è costata la vita ad almeno otto persone.
Protagonista Giuseppe, detto “Peppe Tubi storti“, di professione idraulico, che è rimasto coinvolto nell’alluvione di Casamicciola e ha lottato per ore tra la vita e la morte. Ora sta meglio: i medici lo hanno liberato dagli apparecchi per la respirazione artificiale, senza i quali probabilmente non ce l’avrebbe fatta. Questa esperienza gli è valsa un nuovo soprannome: “l’uomo di fango“.
“Ho vinto la mia battaglia, sono vivo grazie alla mia forza e a Dio”, ha sussurrato Giuseppe a suo figlio Salvatore. Una storia che ha tutti i crismi del miracolo, considerando il mix di detriti che ha investito l’uomo, finito al pronto soccorso in codice rosso, dopo ore e ore trascorse sepolto dalla melma.
È stato difficile ma ho sempre pensato che ce l’avrei fatta, non ho mai mollato, nemmeno un attimo, finché ho sentito la voce dei soccorritori.
Tragedia Ischia, la vicenda di Giovan Giuseppe Di Massa
Recuperato dai vigili del fuoco, il 60enne era praticamente irriconoscibile, talmente tanto era il fango che lo ricopriva. Un operatore del 118 che era presente all’arrivo di Giuseppe all’Ospedale Antonio Cardarelli di Napoli, assicura: “È rimasto sempre vigile e collaborativo”.
All’inizio era sotto choc, continuava a ripetere di voler tornare a Ischia, voleva restare nella sua isola. Aveva molto freddo, tremava, è stato difficile ripulirlo dal fango, era ovunque.
Ora il paziente è in grado di respirare da solo, e nei prossimi giorni dovrebbe essere trasferito nel reparto di pneumologia.
Prima dell’alba, “Tubi storti” si era recato in automobile a Casamicciola, incurante dell’allerta meteo, per andare a casa dei suoi genitori a coltivare la terra. Dopo aver udito l’avvicinarsi della frana, ha avuto la prontezza di uscire dalla macchina, che è stata subito sbalzata via dal mare di fango. Lui è stato trascinato dal flusso, che lo ha scaraventato in un seminterrato. Lì ha resistito, aggrappato ad un infisso, per un periodo tra le sei e le sette ore, da quando era ancora buio fino all’arrivo dei soccorritori.
È stato uno dei primi a essere tratto in salvo, divenendo uno dei simboli della tragedia di Ischia. Purtroppo, però, i suoi cari non ce l’hanno fatta: uno dei suoi figli e suo nipote hanno perso la vita nell’incidente.