“Il governo Meloni durerà a lungo“. È la promessa della presidente del Consiglio, direttamente ai microfoni del Corriere della Sera. La leader di Fratelli d’Italia sottolinea come “l’Italia ha pagato per troppo tempo l’assenza di stabilità”.

La manovra lo dimostra: avevamo poche risorse e abbiamo deciso dove concentrarle. Emergono priorità e una visione: crescita economica e attenzione al lavoro, a partire dalla messa in sicurezza del sistema produttivo a fronte del caro energia. Abbiamo dato segnali chiari con la tassazione sui premi di produttività, il fisco per gli autonomi, i provvedimenti che eliminano gabelle inutili, il pacchetto famiglia da un miliardo e mezzo di euro. E poi l’attenzione ai redditi più bassi.

La legge di Bilancio approvata in Consiglio dei Ministri ha dunque l’obiettivo di “sostenere i più fragili e rafforzare la classe media” e non di favorire i ricchi come millantato.

Il messaggio di fondo che vogliamo dare è questo: la ricchezza non la crea lo Stato ma le imprese con i loro lavoratori. Allo Stato compete dare una mano. Saremo al fianco di chi, in un momento difficile, si rimbocca le maniche.

Non poteva mancare un cenno al Reddito di cittadinanza, destinato a scomparire a breve.

Tutti sanno che io ho sempre contestato il principio del reddito di cittadinanza, ma mi pare che fossero d’accordo anche molti altri. Il reddito non è stato utile a contrastare strutturalmente la povertà e non ha funzionato come strumento di inserimento nel mercato del lavoro. Noi distinguiamo tra chi non può lavorare e va assistito e chi invece può lavorare e va accompagnato verso un’occupazione.

Messo in soffitta il Reddito, Meloni stila dunque la ricetta per il futuro occupazionale del Paese.

Usiamo per questo diversi strumenti, dalla decontribuzione totale per chi assume percettori di reddito di cittadinanza, fino al pieno utilizzo dei miliardi di euro del Fondo sociale europeo destinati alla formazione. Non siamo noi a fare cassa sui poveri, visto che tutti i risparmi vengono reinvestiti proprio sui più fragili, ma chi ha usato la disperazione per interesse elettorale.

Governo, Meloni su imprese e flat tax: “Più della metà delle risorse è destinata alle aziende”

Tra i provvedimenti finiti nel mirino delle critiche, la gestione di imprese e flat tax. Da un lato il presidente di Confindustria ha contestato al governo di aver fatto poco per le imprese, dall’altro la tassa piatta, secondo i sindacati, favorirebbe lavoratori autonomi e categorie che le tasse le pagano di meno. Ma la premier non ci sta.

Tutte le critiche sono utili e le rispetto. Ma ciascuna di queste associazioni difende legittimamente i propri iscritti e non ha il dovere, che ha invece il governo, di garantire un equilibrio complessivo. Bonomi dice che non si è fatto nulla per le imprese. Devo segnalare che abbiamo liberato 30 miliardi per destinarli interamente al caro energia. Questo non ci ha impedito di dare segnali come la decontribuzione, il taglio al cuneo fiscale, il rinvio della Sugar e Plastic tax, il dimezzamento della tassazione sui premi di produttività e la detassazione dei fringe benefit. Più della metà delle risorse che abbiamo messo in campo è destinata alle aziende.

E al segretario della Cgil Landini, che aveva millantato un possibile sciopero sindacale, Meloni fa notare l’impegno su indicizzazione delle pensioni e taglio del cuneo fiscale.

Landini dice invece che non abbiamo fatto nulla per i poveri. E allora come definirebbe l’indicizzazione delle pensioni minime al 120 per cento, l’aumento del 50 per cento dell’assegno unico per i figli, i 500 milioni contro il caro carrello e il taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi?