Alla fine Dario Nardella ha deciso di candidarsi ma non al ruolo che tutti si sarebbero aspettati: quello di segretario Pd. “Ci candidiamo a portare idee e a costruire con pazienza e sacrificio una nuova comunità democratica della quale c’è tanto bisogno”, scioglie momentaneamente così la riserva il sindaco di Firenze, mettendo il dibattito davanti ai nomi nella convention romana dove lo affiancano il sindaco di Bologna Matteo Lepore e quello di Pesaro Matteo Ricci, che già aveva messo in campo le sue “10 idee” per il Pd.

Tre sindaci, convinti che al Partito democratico serva un robusto apporto di concretezza da parte di amministratori e primi cittadini, e pronti a ridisegnarne un profilo più vicino ai temi ambientali, del lavoro e della equità sociale. “Il congresso deve essere una occasione per voltare pagina, non una resa dei conti: basta personalismi, liti tra correnti, basta signori delle tessere, altrimenti in questa casa non ci vuole più entrare nessuno”, avverte Dario Nardella.

“Non sono una terza via fra Stefano Bonaccini e Elly Schlein”, chiarisce anche, ritagliando per sè il ruolo di mediatore in vista delle assise dem. “Sono assolutamente interessato ai contenuti usciti oggi da ‘Idea Pd'”, si allinea subito Stefano Bonaccini, già candidatosi alla guida dem e schierato per la costruzione di un nuovo gruppo dirigente “pragmatico, radicato, che abbia a cuore il Paese”, a partire dai sindaci. “Ho chiesto a Dario Nardella di vederci già nei prossimi giorni per discutere insieme e amalgamare proposte e istanze che vengono dai territori e dalle competenze che gravitano nel campo democratico. Vedo una sinergia e una sintonia che può essere utile al Pd a prescindere dalle candidature”, dice. In realtà, off the record il sindaco di Firenze punta ad un accordo con Stefano Bonaccini per fare il presidente del Partito che verrà.