Matofobia cos’è? Si tratta della paura della matematica e si tratta di una fobia più diffusa di quanto si possa credere: si tratta di un’ansia che il più delle volte può influire sul percorso scolastico dei ragazzi e sulle loro scelte di studio.
Diventa, per questo motivo, importante stare attenti ai più giovani e prestare subito una mano d’aiuto, prima che sviluppino un’avversione nei confronti della matematica e, conseguentemente, delle materie più scientifiche.
Matofobia cos’è? Scopriamo come nasce
Matofobia cos’è? Secondo Seymour Papert, matematico di origine sudafricana, la paura e l’avversione per la matematica nascono nei ragazzi in età infantile, a causa di un errato rapporto con i problemi posti: dato che alcuni bambini non riescono subito a trovare una soluzione ai problemi matematici che vengono loro mostrati, sviluppano presto una sensazione sgradevole di ansia e paura nei confronti della materia tutta.
Per questo motivo, secondo Papert, è necessario insegnare la matematica in modo che i bambini possano riuscire ad amarla e, nel corso del tempo, ha accusato la matematica scolastica di star uccidendo quello che lui amava. Allo stesso modo, anche Marvin Lee Minsky (matematico americano e cofondatore del laboratorio di AI presso il MIT) si lamentava dell’insegnamento della matematica a scuola, sostenendo che quel che veniva fatto apprendere a scuola dagli alunni non fosse neppure degno del nome matematica: “forse, si dovrebbe soltanto chiamare Ma” aggiunge lo studioso.
Ciò che segue a questo modo sbagliato di approcciarsi alla matematica è un senso di sconforto e rifiuto, che può, senz’altro, accompagnarsi alla convinzione errata che la matematica sia solo una disciplina per “pochi geni”.
A questo si somma il fatto che è proprio la matofobia, spesso, a rendere la matematica più difficile per i ragazzi: è quello che sostiene Sian Beilock, professore associato di psicologia all’Università di Chicago, che ha scoperto che i bambini sottoposti a stress tendono a risolvere con più difficoltà i problemi di matematica. Lo stress, del resto, ostacola la memoria, la capacità di concentrazione e influenza negativamente anche l’elaborazione dei dati, col risultato che davvero la paura può impedire un sereno apprendimento.
Un altro elemento che può scoraggiare i bambini è che, spesso, nelle prime classi, si crea una notevole divisione tra chi riesce a svolgere senza difficoltà i problemi e chi, invece, è più lento: classificare come poco capace un bambino nei primi anni d’età può segnarlo a tal punto, che questo rimarrà a quel livello per tutta la carriera scolastica.
La matematica: i miti da sfatare
La matematica non è una disciplina per geni, né è una disciplina al maschile: sradicare miti e pregiudizi è fondamentale per non far allontanare i bambini da una fetta importante del sapere umano.
Non sono poche le bambine che si allontano dalla matematica e dalle scienze, perché il sapere scientifico è stato a lungo reputato al maschile. Al contrario, non sono poche le matematiche che, nel corso dei secoli, hanno fornito dei contributi fondamentali al progresso: Ada Lovelace, per esempio, fu la prima programmatrice di computer della storia.
Allo stesso tempo, è importante rimuovere l’alone di difficoltà che si è imposto attorno alla matematica.
“C’è inoltre una percezione diffusa, ancora molto presente nella società, che la matematica sia una disciplina molto complicata, alla portata esclusiva di poche menti “brillanti”. Questa idea diffusa porta con sé il messaggio che se la matematica “ti fa male”, poco o nulla puoi fare al riguardo, tranne soffrirne ed evitarla per quanto possibile. “
Queste sono le parole di Marina García, coordinatrice del programma Kumon Matematica, volto a trovare per ogni bambino un metodo di studio efficace.
“Quando i genitori parlano di scuola con i ragazzi, non devono chiedere loro solo che voto hanno preso […] è bene infatti mostrare interesse per i loro sentimenti, con domande aperte, del tipo ‘come ti sei sentito?’. Questo può portare a condividere valutazioni più profonde.”
La comunicazione è fondamentale, dunque, per scoprire dove si annida il problema e combatterlo per maggior benessere mentale.