Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, si trova in Romania a Bucarest dove domani comincerà il Consiglio alla presenza dei ministri degli Esteri dell’Alleanza: nella conferenza stampa di apertura dei lavori, il diplomatico norvegese si è scagliato nuovamente contro la Russia e Vladimir Putin, reo di “usare l’inverno come un’arma di guerra”.
Dichiarazioni analoghe a quelle di qualche mese fa quando invece erano il grano e il gas gli oggetti del contendere.
Stoltenberg in Romania per discutere con potenziali partner anti-Russia
Stoltenberg definisce “orribile” tale strategia della Russia ribadendo una volta di più il sostegno all’Ucraina “per il tempo necessario”. Sempre in un dejà-vù, il segretario interpreta tale mossa del Cremlino come un nuovo segnale di fallimento pur condannando gli attacchi brutali contro la popolazione civile. Per Kiev il problema dell’infrastruttura energetica è chiave e se il sistema non dovesse reggere si prefigurerebbe un inverno da incubo per milioni di persone.
Poi, come per ricordare la portata globale del conflitto, ha aggiunto che “tutti pagano un prezzo” ma “nessuno paga con il sangue come l’Ucraina”. Sta alla Nato decidere quanto caro sarà il prezzo da pagare, in caso di vittoria o di sconfitta di Putin. L’obiettivo dichiarato è limitare quanto più possibile il margine di manovra della Russia per evitare che si crei un precedente in cui la forza brutale sia vista come strumento per raggiungere determinati obiettivi strategici.
A Bucarest Stoltenberg è stato accolto dal presidente della Repubblica di Romania Klaus Iohannis a cui ha ribadito la profonda gratitudine e generosità “per aver ospitato oltre un milione e mezzo di rifugiati ucraini” e per aver sorvegliato l’esportazione di milioni di tonnellate di grano dai porti ucraini “contribuendo ad alleviare la crisi alimentare globale”. Da domani e fino a mercoledì saranno discusse le posizioni dei Paesi potenzialmente più a rischio, ossia Bosnia, Georgia e Moldavia. Dal canto suo, Iohannis ha sottolineato la centralità geopolitica del suo Paese per la pace e la stabilità europea e atlantica.