Prosegue l’indagine della procura di Latina sulla suocera di Aboubakar Soumahoro: Therese Mukamitsindo dovrà rispondere anche di truffa aggravata e false fatturazioni. Queste le nuove ipotesi di reato contestate alla presidentessa della coop Karibu, finita sotto la lente d’ingrandimento della giustizia in merito alla gestione di due cooperative che si occupano di migranti. Si parla di mancati pagamenti di lavoratori e di pessime condizioni di assistenza.
La suocera di Aboubakar Soumahoro era già indagata per malversazione. Nello specifico le indagini, delegate alla Guardia di Finanza, riguardano l’impiego dei fondi erogati, i rapporti con l’Erario e quelli con i dipendenti. I militari stanno cercando di capire se i soldi da destinare ai lavoratori che hanno denunciato il mancato pagamento degli stipendi siano stati dirottati altrove. I fondi ottenuti in 20 anni di attività da Kiribu e Consorzio Aid superano i 60 milioni di euro.
Secondo quanto si apprende, comunque, al momento Mukamitsindo sarebbe l’unica iscritta al registro degli indagati: non compare dunque il nome di sua figlia Liliane Murekatete, compagna del parlamentare, né tantomeno quello di Soumahoro.
Suocera Soumahoro indagata, la difesa: “Lo Stato non ci paga in tempo”
Nei giorni scorsi, Soumahoro aveva deciso di autosospendersi dal gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, pur ribadendo la propria estraneità alle vicende.
Ai microfoni de La Repubblica, nei giorni scorsi, Therese Mukamitsindo non ha negato i mancati pagamenti ai dipendenti e le pessime condizioni delle strutture: tutta colpa, a detta della donna, del fatto che per prime le cooperative non venissero pagate dagli enti pubblici.
Non abbiamo soldi da dargli perché lo Stato non ci paga in tempo: tra burocrazia e Covid i fondi arrivavano anche dopo un anno e mezzo. Il mio errore è stato non licenziarli prima. Quando ci siamo accorti che gli anticipi dello Stato arrivavano troppo tardi avrei dovuto avere il coraggio di farlo, ma li conosco da vent’anni e ho preferito aspettare.
Mukamitsindo ha inoltre respinto l’accusa che i più giovani venissero maltrattati, suggerendo che siano stati “manipolati dal sindacato, che è andato da loro”.