Sulla base della sua autodenuncia di sabato 26 novembre, Marco Cappato è indagato per aiuto al suicidio. Nei giorni scorsi l’ex deputato europeo, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, si era fatto portavoce di un’altra battaglia, l’ennesima degli ultimi anni: aveva accompagnato in Svizzera Romano, 82enne di origini toscane, gravemente malato di una forma di Parkinson. Avrebbe desiderato morire in casa propria, “circondato dai suoi cari”, come svelato dalla figlia Francesca: Romano è stato invece costretto al suicidio assistito in un’altra Nazione, perché in Italia questo non era possibile.
Ex giornalista e pubblicitario, il signor Romano è morto venerdì 25 novembre nella clinica Dignitas di Zurigo. Il malato lamentava “forti dolori muscolari, in una condizione irreversibile che gli impediva di leggere, scrivere e fare qualsiasi cosa in autonomia”: una condizione che lo ha portato a maturare una decisione drastica, come reso noto in una nota dall’Associazione Luca Coscioni.
La scelta di voler porre fine alle sue sofferenze ed essersi reso conto dell’impossibilità di procedere in Italia, lo ha portato a chiedere aiuto a Marco Cappato per raggiungere la Svizzera ed evitare conseguenze legali per i suoi familiari.
E così, dopo la morte di Romano, Cappato si è autodenunciato ai carabinieri di Milano: esposto che ha fatto scattare un’altra inchiesta a suo carico.
Un altro processo a carico del tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, dunque, è stato aperto a Milano e sarà coordinato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio. Cappato era già stato indagato per le stesse ragioni solo la scorsa estate, quando aveva accompagnato alla stessa Dignitas la signora Elena, malata terminale di cancro.
Marco Cappato indagato, chi è l’ex Europarlamentare tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni
Nel 2017 Marco Cappato era stato protagonista di un’altra storia salita agli onori della cronaca, quella di Dj Fabo. Proprio grazie alla sentenza scaturita dalla vicenda di Fabiano Antoniani, infatti, il suicidio assistito in Italia è legale, ma solo nel momento in cui il malato che ne fa richiesta è affetto da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, è pienamente capace di intendere e di volere ed è tenuto in vita artificialmente da trattamenti di sostegno vitale. Condizione, quest’ultima, che mancava nei casi di Elena e Romano, che per questo motivo hanno voluto recarsi in Svizzera.
Per il caso di Romano, così come era accaduto per quello di Elena, gli inquirenti sono ora chiamati a raccogliere le cartelle cliniche, sentire testimoni, tra cui i familiari, e interrogare nuovamente Cappato, già sentito nelle scorse settimane nell’ambito della prima indagine.
Deputato europeo eletto nella Lista Emma Bonino, Marco Cappato è stato relatore del Parlamento Europeo sui Diritti umani nel mondo. Lotta per la legalizzazione dell’eutanasia dal 2007, quando ha lottato al fianco di Piergiorgio Welby per il suo diritto a una “morte opportuna”. Nel 2012 ha lanciato la campagna Eutanasia legale e l’anno successivo ha promosso, con l’Associazione Luca Coscioni e altri gruppi, una campagna di raccolta firme per legalizzare l’eutanasia.
Negli anni le ripetute battaglie nell’ambito dei casi Dominique Velati, Dj Fabo e Davide Trentini, che lo hanno portato ad altrettante autodenunce, sempre allo scopo di tutelare il diritto al fine vita anche a costo di finire in carcere.