Come cambiano le aliquote IRPEF: ecco quali sono tutte le novità che ha in mente di mettere in atto il nuovo governo riguardo le aliquote, i nuovi scaglioni e la flat tax.
Il fulcro che porterà a questi cambiamenti sarà la prossima Legge di Bilancio, nella quale saranno fondamentali le decisioni che verranno prese per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, gli autonomi e i liberi professionisti.
In merito alle soluzioni che verranno prese in considerazione ha rilasciato delle dichiarazioni al Messaggero il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, il quale ha espresso la volontà dell’esecutivo di aumentare il tetto massimo per quanto riguarda la flat tax dedicata ai lavoratori autonomi, che sarà innalzato dagli attuali 65.000 euro fino al limite massimo di ricavi pari a 85.000 euro durante l’intero arco dell’anno.
Tra le modifiche più importanti, però, il viceministro dell’Economia ha parlato anche delle novità che saranno previste per quanto riguarda le aliquote e gli scaglioni IRPEF.
Come cambiano le aliquote IRPEF: “Bisognerà andare verso un sistema a tre aliquote”
Il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, ha spiegato durante un’intervista rilasciato al Messaggero che la flat tax resta la priorità e che poi saranno apportate delle novità anche per quanto riguarda le aliquote IRPEF. Ecco quali sono state le sue parole in merito:
“La flat tax incrementale per gli autonomi e l’elevazione del tetto è il primo passaggio. Poi gradualmente e trovando le necessarie coperture, bisognerà andare verso un sistema a tre aliquote.
Nel corso della legislatura vorremmo addolcire le aliquote per poi andare a un meccanismo flat, che però rispetti la progressività con meccanismi di detrazioni e deduzioni, senza metterci in contrasto con la Carta Costituzionale”.
Dopodiché gli sono state chieste delle maggiori informazioni riguardo quali saranno le prossime aliquote che potrebbero essere inserite nella riforma fiscale, ma il viceministro dell’Economia non ha specificato se le percentuali delle tre aliquote saranno 23, 27 e 43, spiegando che ancora bisogna decidere tutto e non c’è niente di certo.
Quali sono le novità per i lavoratori dipendenti, per le imprese e per quanto riguarda il meccanismo sanzionatorio
Abbiamo già visto in precedenza che le novità per quanto riguarda i lavoratori autonomi fanno riferimento all’introduzione della flat tax incrementale e all’aumento del tetto massimo dei ricavi che sarà pari a 85.000, invece degli attuali 65.000.
Ma quali saranno le novità, invece, per quanto riguarda i lavoratori dipendenti? Il nuovo governo ha intenzione di aumentare la detestazione relativa alla concessione dei fringe benefit da parte dei datori di lavoro, portandola a 3.000 euro invece degli attuali 600 euro.
“Non è vero che si vuole privilegiare il lavoro autonomo rispetto ai dipendenti. Sulla riduzione del carico fiscale siamo intervenuti su due comparti. Per gli autonomi con l’innalzamento a 85 mila euro del tetto della flat tax, nel rispetto delle direttive comunitarie.
Per i lavoratori dipendenti abbiamo adottato diverse misure: abbiamo elevato il tetto da 600 euro a tremila euro della detassazione dei fringe benefit. Con la manovra abbiamo inoltre ridotto la tassazione dal dieci al cinque per cento sui premi di produttività e rafforzato il taglio del cuneo contributivo sui redditi più bassi”.
Infine, Maurizio Leo ha concluso l’intervista parlando anche di come si interverrà sulla riforma che già aveva pensato l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, spiegando di voler prendere spunto, ma che la manovra “ha necessità di diversi miglioramenti”.
Uno di questi è sicuramente l’Irap, che ora risulta essere “una formula troppo ampia senza precisi criteri direttivi”, in modo da aiutare anche le imprese che stanno vivendo un brutto periodo.
L’ultimo intervento riguarderà le problematiche legate al “meccanismo sanzionatorio tributario”, il quale secondo il viceministro dell’Economia è “fuori linea rispetto ai nostri partner europei e agli altri Paesi. Negli altri Paesi le sanzioni si attestano in media al 60 per cento dell’imposta, noi arriviamo al 120 per cento e in alcuni casi anche al 240 per cento. Si arriva a cifre elevatissime che poi rendono difficile sanare i conti con il Fisco”.