Rivalutazione pensioni 2023. Il governo Meloni cambia il metodo di calcolo, sostituendo gli scaglioni con le fasce. Per gli assegni fino a 2.100 euro non cambia nulla. Dopo scattano i tagli da 500 euro annui per chi prende 2.500 euro a oltre 3 mila euro per le “pensioni d’oro”.

Rivalutazione pensioni 2023

Il governo ha deciso di fare uno sforzo supplementare in favore di chi gode del trattamento minimo applicando agli assegni, oltre al 7,3% dell’indicizzazione, un ulteriore incremento dell’1,5% per il 2023 e del 2,7% nel 204. Questo porta il minimo pensionistico a 570 euro a partire da gennaio e a 580 euro nel 2024.

Fasce

Il meccanismo di perequazione altro non è che un adeguamento delle pensioni all’inflazione che fa sì che gli assegni vengano ritoccati in base all’andamento dei prezzi al consumo. Data l’impennata registrata dall’inflazione nel 2022, l’anno prossimo l’incremento delle pensioni sarà altrettanto elevato, ma non per tutti. Come funzionerà?

In base al nuovo schema di legge governativo, dal 2023 la rivalutazione si farà in base a 6 fasce di rendita annuale in base al valore del trattamento minimo che salirà a 570 euro al mese:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
  • 80% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
  • 55% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
  • 50% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
  • 40% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
  • 35% oltre le 10 volte il trattamento minimo

Simulazione

La simulazione sul taglio alla rivalutazione delle pensioni arriva dalla Uil che, con il segretario confederaleDomenico Proietti, e di quello dei pensionatiCarmelo Barbagallo, ha calcolato la differenza tra quello che si sarebbe dovuto percepire con la perequazione attuale e quello che si avrà con le nuove fasce previste dalla legge di Bilancio che inizia ora il suo viaggio parlamentare.

Secondo la simulazione sul taglio alla rivalutazione delle pensioni della Uil, una pensione da 2.600 euro lordi sarebbe cresciuta, con il tasso del 7,3% fissato dal Mef e la vecchia percentuale del 90%, fino a 2.786 euro. Con la rivalutazione ridotta all’80% sale invece solo a 2.751 euro, con una perdita di circa 34 euro al mese e di 446 euro l’anno.