Stazzema strage è stato un crimine di guerra nazifascista compiuto dai soldati tedeschi di tre diverse compagnie delle SS a Sant’Anna frazione del comune di Stazzema, in provincia di Lucca. All’alba del 12 agosto 1944, tre diversi reparti delle SS circondarono l’abitato mentre un quarto cercava di bloccare ogni via di fuga posizionandosi sopra il paese di Valdicastello. Sant’Anna era stata dichiarata zona bianca dai tedeschi agli inizi del mese di agosto ed era destinata ad accogliere la popolazione civile sfollata. In poco più di tre ore furono massacrate 560 persone tra cui molti bambini.
Stazzema strage, la storia
Stazzema strage fu uno dei crimini più atroci commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia. Nei primi mesi di agosto del 1944, Stazzema era stata qualificata come zona bianca, ovvero una zona adatta ad accogliere sfollati. All’alba del 12 agosto 1944, a Mulina, tre truppe della 16 divisione delle SS Panzergrenadier Reichsfuhrer, circondarono il piccolo centro abitato dove si erano rifugiate donne, bambini e anziani. Gli uomini e i partigiani erano infatti scappati nei boschi per non essere deportati, convinti che ai loro familiari non potesse accadere nulla. La furia dei soldati tedeschi, aiutati dai fascisti italiani si scatenò sulla popolazione. 550 persone vennero massacrate e i corpi accatastati nelle stalle, a cui poi fu appiccato il fuoco. Solo alcuni corpi vennero identificati e 65 di questi appartenevano a bambini di età inferiore ai 10 anni. La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni. A rinvenirla agonizzante fu la sorella maggiore Cesira che era rimasta superstite per miracolo in quanto protetta tra le braccia della madre morta. Pochi giorni dopo morì nell’ospedale di Valdicastello.
Le indagini
Dopo vari approfondimenti che vennero condotti emerse solo in seguito che non si trattò di una rappresaglia ma di un atto terroristico finalizzato ad eliminare le possibilità che i partigiani potessero avere un appoggio logistico sulle alture della Versilia. Nell’estate del 1994, il Procuratore Militare di Roma Antonio Intelisano ha avviato un procedimento che ha portato alla scoperta di un armadio in cui erano contenuti 695 fascicoli archiviati in modo provvisorio e riguardanti i crimini di guerra commessi dai tedeschi e fascisti. Tra questi viene trovata la documentazione relativa alla strage di Sant’Anna Stazzema. Viene così riaperto il caso. I responsabili dell’eccidio vengono individuati e processati. Poiché tra soldati e ufficiali gli imputati sarebbero stati centinaia, si decise di processare solo gli ufficiali che avevano dato l’ordine di procedere al massacro.
Il processo e le condanne
Furono condannati all’ergastolo dieci soldati SS. Nella prima fase del processo furono raccolte testimonianze in aula di superstiti, periti storici e anche di due SS appartenute al battaglione che partecipò al massacro. L’8 novembre 2007 vennero confermati gli ergastoli all’ufficiale erhard Sommer e ai sottufficiali nazisti Georg Rauch e Karl Gropler. Successivamente era stata istituita anche una commissione d’inchiesta per indagare sull’archiviazione e l’occultamento del fascicolo. Nel 2012 la Procura di Stoccarda decise di archiviare l’inchiesta. Secondo i magistrati non sarebbe stato possibile verificare il numero esatto delle vittime e soprattutto accertare se si fosse trattato di un atto premeditato contro la popolazione civile. La decisione ha suscitato sdegno nei sopravvissuti alla strage.
Il memoriale
E’ stato istituito nel 2001 il Parco Nazionale della Pace. Il Parco, che si estende sulle colline circostanti il centro abitato, è stato voluto per mantenere viva la memoria ed educare alla pace e all’umanità le nuove generazioni. Il 29 luglio 2007 è stato inaugurato anche l’organo della pace n organo a canne costruito dall’organaro italiano Glauco Ghilardi.
Licia Pardini morta ultima sopravvissuta
E’ morta oggi all’età di 90 anni Licia Pardini, sopravvissuta all’eccidio di Sant’Anna. All’epoca Licia aveva 12 anni e si salvò perché era nei campi a lavorare con il padre. La mamma era rimasta in casa e perse la vita assieme alla sorella Anna che aveva 20 giorni di vita. I nazifascisti bruciarono casa e le donne della sua famiglia vennero messe al muro e fucilate dai nazifascisti. Sopravvissero le sorelle Adele, Lilia e Cesira.