Il caso Soumahoro non si placa e per Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli è nuovamente tempo di provare a prendere le distanze per difendersi dalle costanti accuse. Intervenuti in una trasmissione televisione quest’oggi, i due hanno assunto una linea comune seppur con qualche differenza; da un lato Fratoianni è sembrato volersi tenere completamente fuori dalla vicenda respingendo ogni tipo di accusa a riguardo della “negligenza” nella scelta dei candidati. Dall’altro lato Bonelli ha provato a spartire le colpe addossandole anche a coloro che sapevano ma non hanno parlato.

Insomma, procedendo per ordine è stato Fratoianni in primis a commentare ulteriormente così la vicenda:

Ma chi lo sapeva che c’era un business Soumahoro… ma io che ne sapevo? Se io ho una segnalazione, allora questo mette in discussione la candidatura di una persona che ha fatto grandi battaglie e che rafforzava il terreno del lavoro sul tema migranti e sulla questione dei ghetti. Io non mi pento della scelta. Spero che l’evoluzione di questa vicenda porti a una soluzione e mi preoccuperò di tutelare chi su questo fronte continua a lavorare.

Bonelli in linea con Fratoianni sul caso Soumahoro

Come anticipato, è stata poi la volta di Bonelli nel tentativo di difendere la Sinistra intera in quello che è diventato davvero uno dei casi politici più spinosi degli ultimi mesi. A differenza di Fratoianni, per Angelo Bonelli sarebbe stata necessaria una collaborazione maggiore soprattutto da quelli che sapevano:

Quando abbiamo deciso di candidarlo, lo abbiamo fatto perché in quanto attivista pensavamo di fare un’operazione di apertura e dimostrare che i partiti non sono una cosa chiusa, se qualcuno aveva cose da dire così gravi, non lo ha fatto in 10 giorni. Nessuno ha posto la questione. Chi sapeva doveva dirlo allora, non ex post. Quando il 10 agosto abbiamo presentato la candidatura di Aboubakar, se qualcuno sapeva che c’erano circostanze che sconsigliavano quella candidatura avrebbe potuto dirlo.