Taglio rivalutazione pensioni 2023. Dal 1° gennaio 2023 calerà il sipario sull’attuale schema articolato su tre fasce di reddito per la rivalutazione delle pensioni. Nella Manovra del prossimo anno è previsto un nuovo sistema di ricalcolo dei trattamenti pensionistici che rivaluta al 100% gli assegni fino a 2.100 euro: in questo modo sono avvantaggiate le minime, che possono salire anche di 55 euro nel 2024
Taglio rivalutazione pensioni 2023
Il governo ha deciso di adottare per il biennio 2023-2024 un nuovo sistema di perequazione degli assegni pensionistici che premia i trattamenti al minimo, mantiene la rivalutazione piena per quelli fino a quattro volte il minimo e taglia progressivamente gli adeguamenti per gli assegni superiori a questa soglia.
La legge di bilancio prevede nuovo meccanismo con sei fasce che garantisce la rivalutazione piena solo per gli assegni fino a circa 2.100 euro. Si scende poi all’80% per i trattamenti inferiori o pari a 2.625 euro, al 55% per quelli tra 2.626 e 3.150 euro, al 50% tra 3.151 e 4.200 euro, al 40% tra 4.201 e 5.250 euro e al 35% per le pensioni oltre questa ultima soglia.
Fasce, nuovo meccanismo perequazione
Il meccanismo di perequazione altro non è che un adeguamento delle pensioni all’inflazione che fa sì che gli assegni vengano ritoccati in base all’andamento dei prezzi al consumo. Data l’impennata registrata dall’inflazione nel 2022, l’anno prossimo l’incremento delle pensioni sarà altrettanto elevato, ma non per tutti. Come funzionerà?
In base al nuovo schema di legge governativo, dal 2023 la rivalutazione si farà in base a 6 fasce di rendita annuale in base al valore del trattamento minimo che salirà a 570 euro al mese:
- 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
- 80% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
- 55% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
- 50% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
- 40% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
- 35% oltre le 10 volte il trattamento minimo
Simulazione adeguamento
La simulazione sul taglio alla rivalutazione delle pensioni arriva dalla Uil che, con il segretario confederale, Domenico Proietti, e di quello dei pensionati, Carmelo Barbagallo, ha calcolato la differenza tra quello che si sarebbe dovuto percepire con la perequazione attuale e quello che si avrà con le nuove fasce previste dalla legge di Bilancio che inizia ora il suo viaggio parlamentare.
Secondo la simulazione sul taglio alla rivalutazione delle pensioni della Uil, una pensione da 2.600 euro lordi sarebbe cresciuta, con il tasso del 7,3% fissato dal Mef e la vecchia percentuale del 90%, fino a 2.786 euro. Con la rivalutazione ridotta all’80% sale invece solo a 2.751 euro, con una perdita di circa 34 euro al mese e di 446 euro l’anno.