Youtuber Vicenza denunciato per istigazione al suicidio. La segnalazione è arrivata da parte della famiglia di una ragazza di 14 anni che avrebbe tentato il suicidio dopo aver visionato un contenuto caricato sulla nota piattaforma video da Creepy Ryan, 30enne vicentino, il cui canale è stato adesso sequestrato e oscurato dalla Polizia di Stato.
Youtuber Vicenza denunciato: che cosa è successo
La storia è iniziata quando i genitori di una minorenne si sono rivolti alla Polizia raccontando che la figlia 14enne aveva tentato il suicidio dopo aver guardato un video su Youtube. Gli uomini della Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale di Ravenna e Bologna, coordinati dalla Procura della Repubblica di Ravenna e dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, si sono messi quindi al lavoro per identificare il titolare del canale social, presunto responsabile della diffusione del video.
Si tratterebbe di un 30enne di origini vicentine, conosciuto sulla rete con lo pseudonimo di Creepy Ryan che, secondo quanto dichiarato dalle autorità competenti all’esito di una perquisizione disposta dall’Autorità giudiziaria ravennate nei suoi confronti, sarebbe ora stato denunciato per istigazione al suicidio. Sembra infatti che lo youtuber avesse caricato sul suo canale, ora sequestrato e oscurato dalla Polizia di Stato, una cinquantina di video dal contenuto detto “creepypasta”, ovvero storie inquietanti e raccapriccianti create ad hoc per impressionare il pubblico e ottenere il maggior numero di followers.
Che cos’è il reato di istigazione al suicidio
L’ordinamento giuridico italiano punisce tutti quei comportamenti che possono portare una persona a decidere di suicidarsi. Si parla, in questo caso, di istigazione o aiuto al suicidio, un reato disciplinato dall’articolo 580 del Codice penale, il quale recita che “chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito al suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima”.
Si tratta di un reato comune, nel senso che può essere compiuto da chiunque e può essere realizzato in diversi modi: un primo esempio è rappresentato dalla partecipazione psichica, che consiste nel creare un proposito che prima non era presente, oppure nell’alimentare un’intenzione; ma il reato può configurarsi anche con la partecipazione materiale al suicidio, qualora si fornisca il mezzo per realizzarlo o un luogo idoneo allo scopo, oppure se si metta in atto una condotta omissiva, cioè non facendo niente per impedire a qualcuno di suicidarsi, nonostante si sia consapevoli delle sue volontà.
Due, invece, le possibili aggravanti: che il fatto sia commesso contro un minore di 14 anni o su una persona inferma di mente o che si trovi in condizioni di deficienza psichica a causa di un’infermità oppure per l’abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti. In questi casi l’istigazione viene equiparata dalla legge al reato di omicidio.
Non è la prima volta che succede
Lo scorso anno era stata una Tik Toker quarantottenne della provincia di Siracusa ad essere denunciata per istigazione al suicidio: la donna aveva pubblicato sul suo account social centinaia di video con sfide ritenute “estremamente pericolose” e tali da poter essere emulate da circa 650mila followers minorenni. In uno di questi filmati, ad esempio, un uomo e una donna si avvolgevano totalmente il volto, compresi narici e bocca, con del nastro adesivo trasparente, in modo tale da non poter respirare. A conferma del rischio di emulazione tra gli utenti, alcuni messaggi come questo: “Ciao, se mi saluti giuro che mi lancio dalla finestra”. Da qui la decisione delle autorità di emettere un provvedimento urgente di perquisizione e sequestro degli account social oggetto d’indagine.