L’Italia ieri ha vinto i quarti di finale della Coppa Davis battendo gli Stati Uniti con il risultato di 2-1. Un grandissimo successo quello degli azzurri, considerando anche le pesantissime assenze di Jannik Sinner e Matteo Berrettini. Proprio il tennista romano ha rilasciato queste dichiarazioni relativamente alla sua situazione, visto che anche lui è presente con il gruppo a Malaga.

Le parole di Berrettini

Il classe 1996 ha parlato di sé, del gruppo e della Coppa Davis:

Devo dire che l’anno scorso dopo che mi sono fatto male a Torino mi sono ricordato di quanto mi sia dispiaciuto non aver potuto giocare contro gli Stati Uniti. Quella volta le partite me le sono guardate da casa, ma mi ricordo che soffrivo troppo dal divano; già allora ho pensato che se malauguratamente mi fosse capitata una cosa del genere un’altra volta, mi sarebbe piaciuto stare assieme ai ragazzi. Devo dire che è stata dura però: dopo Napoli ero fiducioso; pensavo di saltare Vienna e poi di recuperare per Bercy e la Davis. Purtroppo il recupero andava a rilento e quando ho capito che non c’era niente da fare ho sentito il dovere di comunicare la mia impossibilità a partecipare. Certo è stata una bella botta, ma era la cosa giusta. Poi ho ripensato a quanto ho sofferto a casa l’anno prima e con un po’ di ritrosia ho chiesto a Filippo Volandri se potevo aggregarmi, se per lui era un problema insomma. E Filippo al contrario è stato ben felice di accogliermi a braccia aperte, così ho preso il primo volo che ho trovato per Malaga da Roma…peccato solo che mi son dovuto svegliare alle 5 del mattino… Ma eccomi qua.

Berrettini conclude poi con il possibile contributo che può dare al team azzurro:

Ovviamente in primo luogo vengo a fare il tifo e a sostenere i ragazzi. Poi cerco di dare anche qualche indicazione ai ragazzi. Ad esempio con gli USA, avendo giocato varie volte contro Paul, Tiafoe e Fritz ho dato qualche suggerimento. Per dirne una, Paul avevo notato che aveva certi pattern al servizio e li ho condivisi con la squadra. Poi c’è un discorso più ampio: quando con Filippo abbiamo cominciato questo percorso lui ha messo in chiaro che il suo obiettivo prima di tutto era costruire un gruppo, uno spirito di squadra. E penso che la mia presenza oggi si inserisca in questo disegno più ampio. Il nostro è uno sport individuale e siamo portati a pensare a noi stessi e a stare con i nostri team. Per certi versi è un cambio di paradigma, però è una cosa che arricchisce e devo dire che adesso abbiamo un bel gruppo giovane con tanti ragazzi che potranno far parte della squadra per parecchi anni. Io pure all’anagrafe sono ancora giovane e spero di continuare per parecchi anni, anche se quando vado a fare le risonanze a volte c’è da mettersi le mani nei capelli.