Arriva a Novara una nuova molecola che “illumina” le cellule tumorali e potrà guidare i neurochirurghi nell’intervento di rimozione.

L’innovativo studio arriva dall‘Università del Piemonte Orientale di Novara, dove i ricercatori hanno individuato una molecola fluorescente che è in grado di “illuminare” solo le cellule tumorali di un glioma, un tumore cerebrale e non i tessuti sani e che potrebbe quindi fornire ai neurochirurghi un supporto essenziale durante l’intervento. 

Lo studio multidisciplinare è stato coordinato da Silvia Garavaglia, professoressa associata di biochimica del dipartimento di Scienze del farmaco dell’Upo, che condivide la ricerca con la sezione di biochimica diretta del professor Menico Rizzi, ed è stato pubblicato su Communications Biology, la rivista scientifica del gruppo Nature. 

Lo studio, ha coperto aspetti di biochimica, di analisi della relazione struttura-funzione di un enzima, di sintesi chimica e di biologia molecolare e cellulare.

Novara nuova molecola: come funziona

I gliomi sono tra i tumori più frequenti nel gruppo di quelli che interessano il sistema nervoso centrale e la prognosi per i pazienti è spesso infausta. I neurochirurghi potranno servirsi di questa caratteristica come supporto essenziale per una resezione totale della massa tumorale, in sede operatoria.

Le tecniche usate oggi per la resezione di questi tumori si basano principalmente sull’aiuto di una molecola chiamata fluoresceina che, tuttavia, non è selettiva, cioè non è in grado di illuminare il tessuto malato rispetto ai tessuti sani. Grazie allo studio novarese è stato possibile invece mettere a punto una molecola in grado di “illuminare” solo le cellule tumorali. 

La professoressa Garavaglia ha spiegato che:

“La molecola che abbiamo isolato, si comporta come un nastro adesivo fosforescente che si carica autonomamente con la luce. La nostra sonda si lega molto bene all’enzima bersaglio presente in grande quantità nel tumore e, una volta illuminato con la luce adatta, ne rivela la posizione permettendo al neurochirurgo di operare in modo molto preciso rimuovendo tutte le cellule cancerose tumorali”.

Le ricerche dei biochimici sono un importante punto di partenza per lo sviluppo di terapie e nuove tecnologie all’avanguardia per combattere questi devastanti tumori.

“Il valore di questo studio e della collaborazione tra diversi esperti del settore, conclude Silvia Garavaglia, si esprime anche nella pubblicazione di un brevetto internazionale che verrà sostenuto sia dall’Università del Piemonte Orientale, in modo maggioritario, sia dall’Università di Pavia e che rende noi ricercatrici e ricercatori particolarmente orgogliosi del lavoro fatto sino a qui. Le ricerche sono ancora in una fase preclinica, ma il recente finanziamento vinto ci consentirà di implementarle ulteriormente soprattutto in vivo, per arrivare ad avere, in un paio di anni, una molecola da testare durante la fase clinica”.

L’equipe di ricercatori

Il lavoro della professoressa Garavaglia è stato svolto in stretta collaborazione con Alberto Minassi, professore di chimica organica all’Università del Piemonte Orientale, con Lorenzo Magrassi, professore di neurochirurgia all’Università di Pavia e medico presso l’IRCSS Policlinico San Matteo di Pavia, e con Edoardo Gelardi, ricercatore post-doc all’Istituto Europeo Oncologico di Milano.

L’idea di inibire l’enzima ALDH1A3 per lo sviluppo di terapie contro il glioblastoma ha basi forti, tradotte in precedenti studi pubblicati dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze del farmaco UPO.

L’approccio multi e trans disciplinare, inoltre, si conferma elemento chiave nello studio di sistemi biologici complessi, come nel caso di un tumore solido, soprattutto in una logica di possibile applicazione medico-farmacologica.

L’impulso alle ricerche dei biochimici dell’UPO è possibile anche grazie ai fondi del PNRR che il Ministero della salute ha convogliato nell’investimento per la Valorizzazione e potenziamento della ricerca biomedica del SSN e costituisce il punto di partenza per raggiungere nuovi risultati nel campo dello sviluppo di terapie e tools innovativi da utilizzare nell’imaging e nella radioterapia utili per combattere questi tumori così devastanti.