L’economia italiana potrà subire una lieve flessione a cavallo di fine anno, ma è prevista crescere ad un ritmo moderato (0,6 per cento per il PIL reale) anche nel 2023, per poi accelerare nel 2024, con un tasso di crescita prossimo al 2 per cento”. Lo scrive il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella prefazione della manovra economica inviata alle istituzioni europee.
Dal canto suo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, collegata all’Assemblea dell’Anci, assicura che il govenro sta “lavorando al massimo della velocità” sulle “scadenze molto complesse”. E il documento consegnato a Bruxelles contiene alcune “correzioni” alle stime di crescita.
La previsione di crescita del Pil per l’anno in corso, è scritto nel documento di programmazione di bilancio “migliora” rispetto alla prima versione del Dpb, passando al 3,7% (dal 3,3%). Per il 2023, di contro, “si prospetta una perdita di slancio dell’attività”, con la crescita del PIL “rivista al ribasso allo 0,3%, dallo 0,6%”. Per il biennio 2024-2025 “si conferma la previsione di fine settembre, rispettivamente all’1,8% e all’1,5%”.
Manovra finanziaria 2023. Il Pil crescerà nel 2023
La crescita del PIL nominale “è rivista al rialzo: per il 2022, il più alto tasso di crescita del PIL nominale riflette interamente il miglioramento della componente reale, mentre nel 2023 è sintesi di una revisione al rialzo della crescita del deflatore del PIL più marcata dell’abbassamento del PIL reale”.
Nel dettaglio, il miglioramento della previsione per il 2022 “scaturisce da una performance dell’attività nel terzo trimestre più vivace rispetto a quanto prefigurato nella precedente versione del Dpb 2023″. Le valutazioni più aggiornate “prospettano una variazione negativa del PIL per l’ultimo trimestre dell’anno”, che risulterebbe da un “arretramento congiunturale del valore aggiunto dell’industria e da un rallentamento della crescita dei servizi”.
Ciononostante, la dinamica dell’attività nella seconda parte dell’anno “eserciterebbe un effetto trascinamento non trascurabile sul 2023, pari allo 0,3%, superiore di 0,2 punti percentuali rispetto alla previsione di settembre“. Nel nuovo scenario tendenziale, si conferma “l’attesa di un’ulteriore flessione congiunturale dell’attività nel primo trimestre del 2023”, determinata prevalentemente “dall’indebolimento dei consumi delle famiglie“.
Il tasso d’inflazione diminuirà entro il 2023
Nel 2022 e 2023 si prevede, stima il documento, che “il rapporto deficit/PIL a legislazione vigente sia pari, rispettivamente, al 5,1 per cento e al 3,4 per cento“, confermando le previsioni del Dpb del 10 ottobre. Nel biennio successivo, “il rapporto deficit/PIL è previsto al 3,6 per cento nel 2024 (3,5 per cento nel DPB) e al 3,3 per cento nel 2025 (3,2 per cento nel Dpb).
Il tasso di inflazione è previsto “diminuire entro i primi mesi del 2023”, visto che l’indice dei prezzi, e in particolare la componente energetica, si confronteranno con i livelli già molto elevati di inizio 2022.
In ragione dei ritardi nell’aggiustamento dei prezzi degli altri beni e servizi, prosegue il testo, “la componente di fondo dell’inflazione è attesa più persistente rispetto all’indice generale, con una graduale decelerazione più avanti nel corso del prossimo anno“.
Nel 2023 la dinamica del costo del lavoro per unità di lavoro dipendente nel settore privato “è prevista lievemente superiore rispetto alla precedente previsione” (3,9 per cento dal 3,7 per cento), “anche per effetto dello scarto temporale tra il rialzo dell’inflazione e l’adeguamento delle retribuzioni contrattuali”.