“La coop? Non lo sapevo delle indagini. Ho commesso una leggerezza. Non sapevo. Ma se fossi stato a conoscenza di una eventuale indagine non mi sarei nemmeno candidato“. Lo ha detto il deputato Aboubakar Soumahoro intervistato a ‘Piazzapulita’ su La7.

Ma, gli è stato chiesto, perché non hai avvisato il partito che la tua famiglia gestiva centri di accoglienza? “E’ vero, la mia famiglia gestisce centri di accoglienza, ma quella gestione ha una ventina di anni e la mia attuale compagna l’ho conosciuta nel 2018 quando la coop già esisteva”.

A fronte dei ritardi nei pagamenti “doveva scattare da parte mia un ulteriore approfondimento. Essermi limitato a questa situazione non me lo perdono“.

Soumahoro coop. “Per me c’è imbarazzo”

Ma, gli viene detto, Bonelli e Fratoianni oggi si sentono ingannati: “Avere la gestione di una coop non è un reato – la sua risposta – diventa un problema quando i diritti e le condizioni di lavoro e il rispetto non vengono garantiti. Per me non c’era imbarazzo“.

E in ogni caso, ha proseguito, “avrei detto che sapevo che c’erano stipendi arretrati e sono pronto a confermarlo in qualunque sede. E laddove ci sono illeciti sono io ad affidarmi alla magistratura senza alzare lo scudo familiare“.

Rispetto alla sua candidatura in Parlamento, Soumahoro ha ribadito “Non sono un iscritto di Sinistra Italiana, quello che è avvenuto all’interno dei partiti prima del voto io non lo so. Ma non sono certo andato io ad autocandidarmi perché la mia storia non è uno show di Hollywood ma quella che ha dato vita al primo tavolo contro il caporalato. Chi è stato il primo a chiedermi di candidarmi? C’erano Si e Europa Verde, ma il mio curriculum è quella storia che ha dato ai braccianti, non solo nel Foggiano, la possibilità di un percorso di autodeterminazione“.

La sospensione dal gruppo parlamentare

Aboubakar Soumahoro si è ausospeso. Non un atto dovuto, per il deputato finito nell’occhio del ciclone con la vicenda delle cooperative di braccianti gestite da alcuni famigliari e sulle quali la procura di Latina ha acceso i fari. Soumahoro, che si è fatto conoscere negli anni per aver difeso da sindacalista i diritti dei braccianti, non risulta nemmeno indagato.

Ma il dato politico c’è e pesa come un macigno su una forza politica, l’Alleanza Verdi – Sinistra Italiana, per la quale i diritti dei migranti e dei lavoratori in generale sono temi identitari.

La decisione è arrivata al termine di una riunione fiume durata oltre sette ore, fra ieri sera e questa mattina, alla quale hanno partecipato, oltre allo stesso Soumahoro, i vertici del gruppo parlamentare: Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e la capogruppo Luana Zanella.

Durante il ‘conclave’, Soumahoro ha spiegato che con la vicenda dell’inchiesta non c’entra nulla e ha assicurato di voler rispondere punto per punto alle contestazioni politiche e giornalistiche che gli sono state mosse.