Lacrime e politica non sono due parole per forza lontane tra di loro. Il ricorso al pianto, spontaneo o forzato, è comunque un esercizio di comunicazione e soft power. Gli esempi non mancano: Angela Merkel al Bundestag, nel 2020, commossa per la continua perdita di vite a causa del Covid. In Italia, di recente, l’ex Ministra Bellanova in occasione della presentazione del Dl rilancio con riferimento al passaggio sui lavoratori delle cooperative.
Meno recentemente, invece, le lacrime di Elsa Fornero nel 2011. Era il tempo dell’austerity e delle decisioni lacrime e sangue. L’economista ed ex Ministro, in un intervento pubblicato su Mondo Economico in distribuzione dal 23 novembre, è tornata su quei momenti. E, nello specifico, sulla riforma delle pensioni che porta il suo nome. Ne ha parlato così:
La riforma del 2011, che porta il mio nome, è la risposta non soltanto all’esasperante lunghezza della transizione, alla prospettiva di crisi finanziaria e allo stallo politico, ma anche ai problemi demografici ed economici prima ricordati. La riforma non era perfetta (nessuna lo è), ma affrontava i problemi di lungo termine del nostro sistema previdenziale, evitandone la crisi.
La riforma Fornero andava comunicata meglio
Un problema di sostanza, certo, ma anche di forma. Ne è sicura Elsa Forneo che, spiega, si poteva fare di meglio dal punto di vista comunicativo:
Avrebbe dovuto essere comunicata in modo corretto – spiega – facendo leva sulla riduzione degli oneri caricati sulle spalle delle generazioni giovani e future e sulla correzione di inaccettabili ingiustizie, come quella insita nei vitalizi dei parlamentari, sostituiti, a partire dal 2012, dalla stessa formula adottata per tutti gli italiani. Fu invece interpretata in termini di pura austerità, imposta dalla cancelliera Merkel per salvare le banche tedesche, e di blocco all’occupazione dei giovani.
In chiosa, come riporta l’AGI, Fornero nel suo intervento fa un riferimento sulla manovra del governo Meloni. Una manovra prudente: così l’ha definita. Le sue parole:
Il governo Meloni appena insediatosi sembra intenzionato a confermare queste misure – afferma l’ex ministro – ufficialmente per mancanza di tempo e per le ristrettezze di risorse a causa delle maggiori spese dovute alla crisi energetica. Una soluzione di prudenza dopo tanta faciloneria populista e irresponsabilità fiscale. Manca però ancora una politica volta a comunicare la verità ai cittadini, anche se non necessariamente coincidente con quanto gli stessi vorrebbero sentirsi dire. Chissà – conclude – che il coraggio e la prudenza di Giorgia Meloni non la inducano a scegliere questa strada che peraltro coincide, come lei ama dire, con quella della responsabilità.