Preso dalle piaghe interne, ma anche combattuto sul da farsi politico. Per il Partito Democratico è un periodo da giro di boa. Ieri a Strasburgo si è riunito il Parlamento Europeo in seduta plenaria ed è stata approvata una risoluzione che definisce la Russia uno stato che sostiene il terrorismo. Tre europarlamentari del Pd hanno votato contrariamente. Il che è piuttosto strano visto che i vertici dem, Enrico Letta in primis, sono sempre stati piuttosto convinti nella loro linea della ferma condanna. Con tanto di aperture incondizionate sul fronte dell’invio delle armi.
Non è certamente un mistero che una parte del Pd ha posizioni “pacifiste”. Una categoria inventata ad hoc da quelle parti politiche che vogliono sottolineare la contrarietà all’invio delle armi. Cosa che, indirettamente, debella come “guerrafondai” coloro che invece sono d’accordo. Una linea di distinguo netta e manichea. Ma piuttosto semplicistica, del tutto ignorante della complessità della situazione.
Ma dicevano: una parte di Pd è per il no all’invio delle armi. Eppure la linea ufficiale del partito, dettata dal vertice, è quella del sì. Una linea che non va semplicemente dichiarata ma, anche, perseguita facendo sintesi tra le varie istanze. Un meccanismo, di parti nella parte, che tipicamente caratterizza il partito del Nazzareno. Enrico Letta, quindi, nel guidare la transizione alla nuova segreteria, deve anche tenere insieme i pezzi e convogliarli verso un orizzonte comune. Da questo punto di vista, quello che emerge da Strasburgo, non è confortante.
Si sono appiattiti al Movimento 5 Stelle, i parlamentari dem. Ma, sorpresa, i pentastellati sono nuovamente riusciti a differenziarsi astenendosi. Tutta questa ambiguità non è un buon presagio in vista di quello che avverrà la settimana prossima nel nostro Parlamento quando si discuteranno le mozioni relative alla guerra in Ucraina.
Pd, no alla risoluzione anti Putin
Uno degli europarlamentari del Pd, Massimiliano Smeriglio, ha spiegato il voto in un post su Facebook che fa riferimento ad una dichiarazione rilasciata all’Adnkronos. La sostanza che spiega la posizione è: questa risoluzione ci allontana dalla pace. Le sue parole:
Con questa risoluzione voluta dal gruppo dei Conservatori europei si è fatto un salto di qualità dal mio punto di vista drammatico. Invito il Parlamento a riflettere su un ruolo autonomo e indipendente capace di fermezza e diplomazia. Il cessate il fuoco deve rimanere l’obiettivo da perseguire. Stiamo ballando sul baratro di una guerra che può coinvolgere altri Stati, consiglierei a tutti meno verità scolpite e più ascolto se l’obiettivo è il cessate il fuoco e non una escalation militare generalizzata. I dubbi a volte aiutano, con l’unanimità e il pensiero unico si sono fatti un sacco di danni importanti. Dunque l’invito è a confrontarci sulle posizioni che ho assunto e non sulle semplificazioni che qualcuno manda in giro.
Senza entrare nel merito delle parole che possono essere – a seconda di come la si vede – giuste o sbagliate, è chiaro che la posizione del gruppo dem in Europa ha creato qualche imbarazzo ai vertici del Pd. Le opposizioni non si sono tirate indietro, sottolineando la contraddizione di fondo che è emersa. Un aspetto che, in vista delle mozioni su cui è chiamato a votare il nostro Parlamento, sarà bene chiarire.