In mezzo a tante contrapposizioni c’è un tema su cui il Parlamento procede compatto e spedito: con una votazione all’unanimità il Senato approva ufficialmente l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. Al termine dello spoglio delle schede un lungo e incessante applauso ha pervaso l’emiciclo di Palazzo Madama, alla vigilia del 25 novembre. L’iter proseguirà alla Camera dei Deputati, dove il risultato non dovrebbe discostarsi, prima della composizione della Commissione stessa.
Il presidente Ignazio La Russa sottolinea dunque il passaggio “da commissione monocamerale a bicamerale” come simbolo di “volontà di affrontare il problema per risolverlo, limitarlo e debellarlo completamente”. L’ex senatore di Fdi parla di “segnale di unità e coesione istituzionale nella battaglia contro odio, discriminazione e ingiustizia”.
Commissione sul femminicidio, gli interventi in Aula al Senato
Nutrite e concordi le dichiarazioni dei membri del Senato sulla futura Commissione d’inchiesta sul femminicidio.
La capogruppo di Forza Italia Licia Ronzulli lo definisce “passaggio necessario e doveroso”, al quale gli Azzurri aderiscono “con profonda convinzione”. Una “guerra” che deve “cominciare proprio dall’impegno delle istituzioni” e “che non deve avere appartenenze né colori politici”. Poi l’elenco delle misure introdotte a livello penale, delle leggi, dei finanziamenti ai centri antiviolenza e alle case rifugio. Elementi che suggeriscono quanta strada ci sia ancora da fare “per vincere questa piaga sociale “, a cominciare “dalla mancanza di forme di protezione personale nei confronti delle donne che denunciano, in caso di minaccia grave e concreta”.
Ilaria Cucchi, senatrice dell’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, è convinta che in Italia “le donne spesso muoiano per il semplice fatto di essere donne”. Il fenomeno è attuale e richiede la massima attenzione da parte delle istituzioni, in cui “il Parlamento deve farsi promotore del necessario rinnovamento normativo che consenta il superamento del sistema culturale patriarcale che è alla base della costante prevaricazione sul genere femminile”.
Dal fronte del Movimento 5 Stelle Alessandra Majorino rivendica gli “enormi passi in avanti” cominciati con l’ammettere l’esistenza del problema e proseguiti con l’adozione del Codice Rosso. L’obiettivo primario e più alla portata rimane raggiungere il punto di equilibrio tra le denunce e la capacità di risposta dell’intero sistema, affinché l’atto di denuncia sia il primo passo “verso la salvezza e la libertà” e non verso la morte.
Meloni: “Dalle 18 di oggi Palazzo Chigi si colora di rosso”
Intorno alle 15 è intervenuta anche Giorgia Meloni per un breve messaggio istituzionale. Dopo un rapido siparietto con il presidente La Russa e il ringraziamento a Valeria Valente, presidente della Commissione sul femminicidio, il presidente del Consiglio ha plauso al lavoro svolto in questi anni, sottolineando come l’impegno in questa battaglia debba essere trasversale in tutto Parlamento. Un’unica squadra, questo il concetto ribadito, perché “non solo non ci devono essere distinzione tra donne di partiti diversi ma nemmeno tra donne e uomini su questa materia”.
La premier lo ha definito un “problema culturale” di cui vanno indagate e comprese le ragioni per poi valutare se le norme esistenti sono sufficienti. Come già ribadito qualche giorno in occasione di un evento organizzato da Fratelli d’Italia, Meloni rimarca il lavoro da fare sul tema della violenza delle donne sul piano legislativo ma anche su quello comunicativo. A maggior ragione in una legislatura che ha eletto per la prima volta nella storia repubblicana d’Italia una donna quale presidente del Consiglio.
L’iniziativa simbolica istituzionale entrerà in vigore alle 18 di oggi e consisterà nel proiettare luci rosse sulla facciata di Palazzo Chigi, laddove verranno anche proiettati i nomi delle 104 vittime di femminicidio da inizio anno a oggi.