Tra i pareri più attesi in merito alle ultime novità sulla Manovra 2023 si attendeva quello di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle. Il motivo è legato alla “manomissione” di due pilastri cardine dell’agenda politica pentastellata, vale a dire il reddito di cittadinanza (che sarà abolito a partire dal 2024) e il Superbonus (che scenderà dal 110% al 90% dal 2023).

L’avvocato definisce “pavida e senza coraggio” la linea meloniana sul piano economico per l’anno venturo, poi ancora “indecente” in un passaggio successivo di un’intervista al Corriere della Sera. Primi segnali di quell’opposizione intransigente da lui stesso evocata durante le dichiarazioni di voto. Per Conte, l’unico epilogo plausibile è quello di “una guerra senza scrupoli ai poveri e agli ultimi”, promettendo che “la battaglia è appena iniziata”.

Conte (M5s) attacca la Manovra: “Approccio sbagliato, non è mica una trimestrale”

Giuseppe Conte usa dunque un tono duro e aspro per contestare senza remore i primi provvedimenti della Manovra. In cima alla lista figura l’abolizione del reddito di cittadinanza, su cui il leader pentastellato lascia che siano i numeri a parlare. Il 71% dei percettori occupabili “possiede titoli di studio che non superano la terza media, altri 53mila sono over 60 e 135mila hanno fra i 50 e i 59 anni”, citando il fatto che “le Regioni di centrodestra non hanno nemmeno speso i fondi stanziati durante i miei governi per rafforzare i centri per l’impiego“. Sul Superbonus, il leader dei 5 Stelle rivendica come “il 70% dell’investimento tornasse nelle casse dello Stato sotto forma di gettito fiscale”, senza contare “la crescita del Pil, la creazione di posti di lavoro e l’abbattimento delle emissioni“.

L’avvocato parla poi di “dichiarazioni propagandistiche” della premier, colpevole di aver fatto tante promesse il cui unico risultato finale sarà quello di “far precipitare il Paese in recessione e aumentare le ingiustizie sociali”. Poi ecco l’annuncio di future manifestazioni nelle piazze italiane per tastare il polso dei territori, il cui obiettivo non deve essere il raccoglimento di qualche consenso bensì “costruire un percorso quotidiano che coinvolga la società civile, l’associazionismo e le forze sociali del Paese”.

Infine, la stoccata conclusiva quando identifica negli “evasori e corrotti” gli unici beneficiari della Manovra, condotta “come una trimestrale”.