Bonus matrimonio religioso 2023. Ventimila euro di detrazioni fiscali per chi si sposa in chiesa. L’incentivo rientra nelle serie di agevolazioni per le famiglie e le giovani coppie presentate il 20 novembre dalla Lega alla Camera.
Bonus matrimonio religioso 2023
In attesa di scoprire maggiori dettagli con la pubblicazione del bando relativo al bonus, al momento è noto che il bonus matrimonio 2023 verrebbe elargito come rimborso sulle spese dichiarate, in percentuale del 20%, fino ad un massimo di 20.000 € per pagamenti documentati connessi al matrimonio.
Si va quindi dagli abiti per gli sposi al catering, dai fiori fino alle bomboniere e al fotografo. Al momento si tratta solo di un’idea che dovrà essere messa a punto nei dettagli durante la discussione in Parlamento e non è detto che si arrivi a una fumata bianca.
Nel testo viene espressa anche la ratio della legge, ovvero dare soldi a chi si sposa con rito religioso, perché più costoso che sposarsi con rito civile: “Le ragioni che allontanano le giovani coppie dall’altare e che le portano a prendere in considerazione solo ed esclusivamente il matrimonio civile sono molteplici e di natura differente. Innanzitutto il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso”.
Requisiti
- Gli sposi devono essere under 35,
- Il loro reddito complessivo deve essere sotto i 23 mila euro
- devono avere la cittadinanza italiana da almeno 10 anni.
Polemiche e marcia indietro
Il bonus da 20.000 euro per le spese di matrimonio ha infatti dovuto fare i conti da subito con grandi polemiche, visto che l’agevolazione è stata proposta solo per i riti di tipo religioso, in chiesa.
Il leader di Azione Carlo Calenda registra via Twitter il ritorno del “Papa Re”.
La presidente di Azione Mara Carfagna parla di “analfabetismo costituzionale” peggiore addirittura della “fascistissima tassa sul celibato”. Benedetto Della Vedova di +Europa ricorda ai leghisti che “lo Stato è laico”.
L’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti parla di “cialtroneria rara” e di “assoluta distanza dai problemi reali del Paese”.
Il primo firmatario della proposta, il deputato leghista Domenico Furgiuele ha dovuto fare marcia indietro. La proposta di legge “per questioni di oneri prevedeva un bonus destinato ai soli matrimoni religiosi”, ha detto, specificando che “durante il dibattito parlamentate sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa o no”.