Stop ai cellulari in classe durante le lezioni: è la nuova proposta del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che, intervistato da Monica Setta nel programma “Il Confronto”, ha spiegato che la misura va nella direzione di garantire a studenti e docenti un tempo di studio in classe senza distrazioni. Ma il ministro è tornato anche sull’ipotesi di togliere il reddito di cittadinanza ai giovani percettori che non hanno completato gli studi. “O colmano il gap”, ha ribadito, “o perdono il reddito”. Una proposta già avanzata all’indomani dell’approvazione della manovra di bilancio – che sancisce, tra le altre cose, un drastico ridimensionamento del sussidio, fino alla sua completa cancellazione nel 2024 – nell’ottica di motivare più giovani a completare gli studi.
Stop ai cellulari in classe e al reddito di cittadinanza per chi non ha terminato gli studi
Stop ai cellulari in classe durante le lezioni per garantire una minore distrazione di studenti e docenti, ma anche addio al reddito per coloro che non hanno terminato gli studi. La misura, proposta da Valditara nella giornata di ieri, parte da un dato, ricavato da una ricerca commissionata nell’ambito della modifica del reddito di cittadinanza, che ha fotografato la situazione dei percettori del sussidio per fasce anagrafiche, mostrando che “ci sono 364.101 percettori di reddito di cittadinanza nella fascia compresa tra i 18 e i 29 anni”. Come ha spiegato il ministro, “di questi, 11.290 possiedono solo la licenza elementare o nessun titolo, e altri 128.710 soltanto il titolo di licenza media”.
Un quadro che Valditara ha definito “inquietante” e “moralmente inaccettabile”, pensando così di “prevedere l’obbligo di completare il percorso scolastico per chi lo abbia illegalmente interrotto o un percorso di formazione professionale, pena in emtrambi i casi la perdita del reddito o dell’eventuale misura assistenziale che dal 2024 lo sostituirà”. Secondo il ministro, tra i più giovani percettori di reddito ci sarebbero anche persone che rinunciano volontariamente al completamento del percorso di studi pur di ricevere il sussidio. “Questi ragazzi preferiscono percepire il reddito – ha dichiarato -, anziché studiare e formarsi per costruire un proprio dignitoso progetto di vita. Il reddito collegato all’illegalità tollerata del mancato assolvimento dell’obbligo scolastico è inaccettabile moralmente: significherebbe legittimare e addirittura premiare una violazione di legge”.
Ma la proposta si rivolge anche a chi, una volta terminati gli studi superiori, non si impegni attivamente nella ricerca di un lavoro o nel proseguimento della propria formazione. Continuare a garantire loro il reddito di cittadinanza, per il ministro “non è sostenibile economicamente e culturalmente”. “Non c’è merito senza responsabilità”, ha concluso, scatenando non poche polemiche. Francesco Boccia, senatore del Pd, ha parlato di “fatwa contro chi non ha la licenza media”, aggiungendo: “Minacciare brutalmente e cinicamente di togliere il reddito significa non sapere che la miseria o l’indigenza non sono scelte di vita ma condizioni delle società senza giustizia sociale”. Per molti si tratterebbe di misure penalizzanti e repressive, non utili ad incentivare la frequenza e la partecipazione alla vita scolastica degli studenti.
Il ministro, per ora, sembra essere deciso a perseguire questa via, nonostante le critiche ricevute, e questa mattina è tornato anche su un’altra proposta: quella di prevedere lavori socialmente utili per quegli studenti che si rendono protagonisti di gravi casi di bullismo o violenza. “Bisogna tornare al merito ed in questa chiave la grande alleanza che propongo anche ad imprese e sindacati – ha ribadito – sarà un metodo essenziale per superare pure il gap competitivo di cui soffre l’istruzione tecnico-professionale italiana rispetto ad altri paesi internazionali”. Si è detto d’accordo con Valditara il vicepresidente di Confindustria, Giovanni Brugnoli, altro ospite della trasmissione.