Pechino – I casi quotidiani di Covid in Cina hanno raggiunto un livello record dall’inizio della pandemia. Il Paese ha già iniziato a lavorare per frenare la diffusione del virus con blocchi improvvisi, test di massa e restrizioni di viaggio.

Aumento dei casi Covid in Cina, i dati

La Cina ieri ha registrato 31.454 casi (27.517 senza sintomi). A riferirlo è il National Health Bureau. I numeri sono relativamente piccoli rispetto alla vasta popolazione cinese di 1,4 miliardi.

Tuttavia, secondo la rigorosa politica zero-Covid di Pechino, anche piccoli focolai possono chiudere intere città e mettere in stretta quarantena i contatti dei pazienti infetti.

La politica inesorabile ha causato stanchezza e risentimento tra fasce della popolazione mentre la pandemia si avvicina al suo terzo anno, scatenando proteste sporadiche e colpendo la produttività nella seconda economia più grande del mondo.

Le cifre di mercoledì superano le 29.390 infezioni registrate a metà aprile, quando la megalopoli di Shanghai era bloccata, con i residenti che lottavano per acquistare cibo e accedere alle cure mediche.

In lockdown la città della fabbrica Apple

Zhengzhou intanto, il capoluogo dell’Henan, ha ordinato il lockdown in diversi distretti negli sforzi per riportare sotto controllo i focolai di Covid-19 all’origine delle violente proteste di martedì notte e di ieri mattina presso il mega impianto della Foxconn, la ‘Iphone city’ che assembla il 70% degli smartphone di Apple.

I video sui social media hanno mostrato i lavoratori che affrontano la polizia antisommossa dopo che le autorità hanno tentato di bloccare la struttura a seguito di un focolaio. La protesta arriva una settimana dopo che alcuni residenti nel polo produttivo meridionale di Guangzhou si sono ribellati contro un blocco prolungato abbattendo le barriere e marciando per le strade.

Aumentano le proteste in Cina

La Cina, l’ultima grande economia mondiale che applica ancora rigide misure anti-Covid, ha annunciato un allentamento limitato della politica all’inizio di questo mese in quello che alcuni osservatori hanno visto come un segno del governo che riconosce le sue carenze.

Il Paese ha scoraggiato i test di massa non necessari e la classificazione eccessivamente zelante delle aree ristrette ad “alto rischio”, ha eliminato i requisiti di quarantena per i contatti stretti secondari e ha ridotto la quarantena per i contatti stretti e gli arrivi internazionali.

I segnali che le persone ne hanno avuto abbastanza stanno diventando sempre più drammatici e rare proteste sono scoppiate in un paese in cui le autorità reprimono tradizionalmente qualsiasi segno di dissenso.

Ad alimentare la rabbia dei cittadini intrappolati nei blocchi ci sono problemi ricorrenti come l’impossibilità di accedere a cure mediche tempestive o di assicurarsi cibo e rifornimenti sufficienti o la perdita di lavoro e reddito.