L’Istat ha pubblicato il report aggiornato sulla distribuzione della ricchezza in Italia collegata agli interventi messi in campo dallo Stato in questo 2022 a sostegno dei redditi familiari: ebbene, il risultato è positivo poiché l’indice di diseguaglianza (o indice di Gini) scende dello 0,8% (passando dal 30,4% al 29,6%), così come il rischio di povertà cala dal 18,6% al 16,8%.

Scorrendo i dati quantitativi emerge che il 65% delle famiglie italiane ha visto migliorare la propria situazione economica, con un beneficio medio stimato pari a 828 euro. Effetti della Legge di Bilancio varata dal governo Draghi. A beneficiare maggiormente di tali fattori sono le famiglie con figli minori, che vedono calare del 4,3% il rischio di povertà.

Istat, i dati del report sulla distribuzione della ricchezza

Oltre ai semplici numeri, l’Istat spiega come sia cambiato il quadro della distribuzione della ricchezza in Italia durante il 2022. Al suo interno sono considerate tutte le misure adottate dal precedente Esecutivo, siano essere riforme, misure o bonus.

Come detto poco sopra, l’aumento dell’assegno unico ha favorito i nuclei familiari con minori a carico, siano essi nuclei monogenitoriali o plurigenitoriali. Al tempo stesso questo vantaggio viene eroso dalla riforma del sistema Irpef, che invece privilegia i redditi medio-alti in termini di detrazione: secondo i dati Istat, quasi il 22% di famiglie ha visto peggiorare il quadro economico in virtù del nuovo sistema a scaglioni. Avvantaggiati dalla misura anche i nuclei adulti e gli ultra 65enni, sommando i bonus erogati e l’anticipo sulle pensioni.

Tornando sull’assegno unico familiare, il 66,4% ha dichiarato di avere minime differenze rispetto alla vecchia normativa, il 9,3% sostiene al contrario di aver subìto una perdita di 591 euro all’anno. Chi si trova a fronteggiare i maggiori squilibri sono le due estremità della popolazione, ossia i più ricchi e i più poveri: da 750 fino a 950 euro in meno in un anno. Passando alla rivalutazione delle pensioni, adottata per contrastare l’inflazione crescente e mantenere alto il potere d’acquisto, quasi una famiglia su due (il 45%) dichiara condizioni migliori con un importo medio maggiorato di 113 di euro.

Ad aiutare i redditi inferiori sono senza dubbio i bonus, come quelli erogati contro il caro energia e quelli una tantum: secondo l’Istat sono le misure che più di ogni altro intervento contribuiscono a redistribuire la ricchezza in maniera più uniforme: ne hanno beneficiato il 75,6% delle famiglie con un surplus annuo di circa 400 euro.

I pareri di Unc e Codacons

I dati vengono immediatamente commentate dalle diverse Associazioni e Organizzazioni del Paese. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, parla di “dati vergognosi, non degni di un Paese civile”, affermando che “le politiche del Governo Draghi sono servite a ridurre il rischio di povertà”. Inoltre, Dona sostiene che nel report non sono stati calcolati gli effetti sui consumi e sul “contenimento della perdita del potere d’acquisto anche di chi povero non è, ma non naviga nell’oro”.

Il Codacons, per bocca del presidente Carlo Rienzi, offre invece la prospettiva secondo cui “i bonus elargiti dal Governo non bastano da soli a risolvere la crisi economica”, pertanto occorre “intervenire in modo più concreto con misure strutturali in grado di produrre effetti sul lungo periodo”. Questo perché i bonus “aiutano solo una fetta della popolazione e solo nel breve termine”, senza contare l’incognita degli effetti dell’inflazione.