Dopo la visita di ieri tra il ministro Antonio Tajani e il segretario generale Mathias Cormann, l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha pubblicato in data odierna le sue Prospettive economiche sull’Italia: rispetto ad altre stime delle agenzie di rating, per l’Ocse il 2023 del nostro Paese non sarà segnato dalla recessione ma da una sostanziale stagnazione economica. Tra gli altri dati diffusi oggi dai vertici dell’Agenzia con sede a Parigi troviamo un leggero aumento della disoccupazione, un lieve calo del tasso d’inflazione e un abbassamento risibile del rapporto debito/Pil.

Partendo proprio dal Pil italiano, il 2022 è previsto a +3.7%, il 2023 in sostanziale parità (+0,2%) e il 2024 con un moderato rimbalzo (+1%).

Ocse Italia, ok anche deficit e debito, disoccupazione stabile

Le previsioni odierne dell’Ocse sull’Italia si discostano abbastanza da altre stime, come per esempio quelle di S&P o di Fitch, ma non da quelle del governo nel cosiddetto Nadef (il documento di Economia e Finanza).

Il direttore dei lavori, il portoghese Alvaro Santos Pereira, ha spiegato che l’Italia “deve prima di tutto guardare al bilancio e mettere in pratica un atteggiamento di estrema prudenza”. Alla domanda su come si possano sostenere i consumi e gli investimenti, il capoeconomista dell’Ocse ha citato espressamente il Pnrr e i fondi derivanti dal Next Gen EU: attuazione di riforme significa implicitamente creazione di nuovi posti di lavoro, con la disoccupazione prevista stazionaria poco sopra l’8% nel prossimo biennio.

Tanti i ragionamenti condivisi con altri guru dell’economia internazionale. Per esempio è affine a Lagarde il ragionamento sulle previsioni dell’inflazione, che per l’Ocse non scenderanno particolarmente nel breve termine (“si assesterà intorno al 10% entro fine anno a causa dei prezzi dell’energia”). Tuttavia sarà importante agire in tempi brevi per porre le basi di una futura crescita sostenibile. Comunque sia, ed è d’obbligo ribadire il concetto, l’Ocse parla di “rallentamento” e non di “recessione”.

La Commissione Ue torna a stringere le maglie

Nel frattempo, per una notizia confortante arriva un’altra stangata verso il nostro Paese. L’Italia è infatti inserita nella lista dei Paesi che saranno sotto stretto monitoraggio da parte della Commissione Ue per “eccessivi squilibri macroeconomici”, nonostante “rimangano invariati i timori legati all’elevato rapporto debito pubblico/Pil”. Cifra già anticipata in altri report pregressi e confermata in discesa dalle prospettive economiche dell’Ocse: 146,5% nel 2022, per poi ridursi al 144,4% nel 2023 e al 143,3% nel 2024 (nel 2021 si è attestato al 150,3%).

Scatterà dunque il cosiddetto “meccanismo di allerta” che prevede una revisione approfondita. Ma il Belpaese è in buona compagnia con altri Stati di prima fascia: tra i 17 Stati complessivi figurano Francia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Lussemburgo e Slovacchia. A preoccupare la Commissione Ue non è nemmeno il deficit, che scenderà intorno al 5% a fine 2022, bensì “i differenziali dei rendimenti che si sono discostati notevolmente” dalla media dell’Eurozona, aumentando i costi di finanziamento. Pertanto, i rischi per la sostenibilità fiscale sono elevati nel medio e lungo termine”.