Luis Enrique, ct della Spagna, è un allenatore con un passato denso di ricordi. Da quelli meno felici, legati alla scomparsa della figlia Xana, ai successi come allenatore del Barcellona, considerato, di fatto, l’ultima formazione dei miracoli. Alla guida della nazionale ha prima sfiorato il successo agli Europei dello scorso anno, venendo eliminato semifinale dall’Italia solamente ai calci di rigore, e ora cercherà di portare gli iberici al loro secondo successo.

Luis Enrique, tra la prematura scomparsa della figlia e la vita privata

Spostato con Elena Cullell dal 1997, Luis Enrique ha avuto tre figli, Pacho, Sira e appunto Xana, la terzogenita salita alla cronaca, purtroppo, per la tragica morte all’età di 9 anni, nel 2019, dopo aver lottato contro una terribile malattia. La piccola, infatti, era affetta da un osteosarcoma, un tumore alle ossa che si è rivelato fatale.

Tutto il mondo del calcio immediatamente si strinse attorno all’allenatore e alla sua famiglia, con Luis Enrique che dichiarò: “Ci mancherai moltissimo ti ricorderemo ogni giorno della nostra vita, nella speranza che un giorno torneremo ad incontrarci. Sarai la stella che guida la nostra famiglia”. Luis Enrique oggi vive con la sua famiglia a Gavá, un comune della regione di Bajo Llobregat, provincia di Barcellona. 

La carriera di Luis Enrique

Nella sua carriera da calciatore è stato un centrocampista di grande valore con un ottimo senso del goal che ha vinto tre campionati spagnoli, tre Coppe di Spagna, due Supercoppe spagnole, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa e che ha vissuto anche l’emozione di vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992. Ha iniziato nel 1989 con lo Sporting Gijón, per poi passare al Real Madrid nel 1991. In totale saranno 5 le stagioni con i madrileni, dove vincerà una Liga, una coppa di Spagna e una Supercoppa di Spagna, prima del passaggio alla squadra più importante della sua carriera. Diventerà il capitano del Barcellona e con i blaugrana conquisterà i suoi maggiori successi: due Liga, due Coppe di Spagna, una Supercoppa Spagnola, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa UEFA,  prima di appendere gli scarpini al chiodo nel 2004. Il suo esordio in nazionale avvenne nel 1991, nell’amichevole contro la Romania. Ha collezionato 62 presenze e 12 reti, partecipando a tre Mondiali e a un Europeo. 

Come allenatore la sua prima panchina importante, dopo il debutto nel Barcellona B, è stata quella della Roma. Ha allenato la squadra giallorossa per una sola stagione, nel 2011-2012, chiudendo l’annata al settimo posto. La mancata qualificazione alle coppe europee lo portò a prendere la decisione di dimettersi, a una giornata dalla fine, rinunciando a un anno di stipendio. Dopo un anno sabbatico, si è seduto per una stagione sulla panchina del Celta Vigo prima di approdare al Barcellona, questa volta in prima squadra. Nel 2014 divenne il condottiero dell’orchestra blaugrana e riuscì, come Guardiola, a vincere al primo tentativo la Liga, la Coppa del Re e la Champions League, superando la Juventus nella finale di Berlino.

Dà l’addio al Barcellona nel 2017 e il 9 luglio 2018 viene nominato commissario tecnico della nazionale di calcio spagnola, a seguito delle dimissioni dell’allenatore ad interim Fernando Hierro, dimessosi dopo il Mondiale 2018.