Taglio cuneo fiscale 2023 simulazione. La manovra del governo Meloni, approvata in Consiglio dei ministri, prevede anche un taglio cuneo fiscale fino al 3% per i lavoratori dipendenti con redditi bassi per un totale di 4.185 miliardi. Previsto poi l’esonero contributivo del 2% per redditi fino a 35.000 euro e del 3% per redditi fino a 20.000 euro. La riduzione del cuneo – spiega il Mef – è tutta a beneficio dei lavoratori.
Taglio cuneo fiscale 2023 simulazione
L’Ansa ha reso nota la simulazione realizzata dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, che mette in luce gli effetti dell’intervento pensato dall’Esecutivo per rendere più ‘pesanti’ le entrate dei subordinati.
Un vantaggio ‘netto’ che varia dai 24 ai 45 euro netti a mese, per 13 mensilità di stipendio, per i redditi compresi tra i 15mila e i 30 mila euro: è questo l’effetto della riduzione del taglio del cuneo fiscale – cioè della differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e l’ammontare della busta paga netta che finisce nelle tasche del dipendente – in arrivo con la manovra economica.
Il beneficio lordo, per le medesime fasce reddituali, sempre a livello mensile, si collocherebbe invece fra “i 34 ed i 69 euro”.
Cos’è il taglio del cuneo fiscale
Il cuneo fiscale, secondo la definizione fornita dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), è “il rapporto tra l’ammontare delle tasse pagate da un singolo lavoratore medio e il corrispondente costo totale del lavoro per il datore”.
In sostanza, il cuneo fiscale è la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta ricevuta dal lavoratore.
Il cuneo fiscale, che riguarda tutti i lavoratori, dipendenti e autonomi, i liberi professionisti e i datori di lavoro, è composto:
- nel caso del lavoratore dipendente, da Irpef + addizionali comunali e regionali + contributi previdenziali
- nel caso del lavoratore autonomo e libero professionista, da Irpef + addizionali comunali e regionali + contributi previdenziali e IVA
- nel caso del datore di lavoro, da Irpef + addizionali comunali e regionali + contributi previdenziali + IVA.
Cuneo fiscale vs costo del lavoro
Non deve essere confuso il cuneo fiscale con il costo del lavoro per unità di prodotto. Infatti non è l’incidenza di un elevato cuneo fiscale quella che determina un alto costo del lavoro per unità di prodotto per l’azienda, in quanto i servizi erogati dallo Stato e finanziati con l’imposizione fiscale, possono essere anche più costosi se posti a carico del singolo lavoratore individualmente che li ottiene sul libero mercato. Il costo del lavoro è comprensivo della retribuzione lorda pagata dal datore e dei contributi pagati dalle imprese. Secondo i dati OCSE del 2018, con un prelievo del 47,7% l’Italia era al terzo posto nella classifica dei Paesi con la maggior imposizione fiscale, dopo Germania e Belgio, e allo stesso livello della Francia. Tuttavia, il costo del lavoro in Italia era al 17° per le retribuzioni lorde, posto che scendeva al 19° per quelle nette liquidate ai lavoratori.