I calciatori dell’Iran si rifiutano di cantare l’inno della propria nazione poco prima della partita del Campionato Mondiale di calcio contro l’Inghilterra di scena in Qatar.

Il gesto era stato preannunciato dal capitano della squadra, Ehsan Hajsafi, durante la conferenza stampa di presentazione del match. Il difensore iraniano, che milita nel club greco AEK Atene, aveva infatti pubblicamente dimostrato di sostenere le attuali proteste contro il regime iraniano, alla luce dei terribili recenti avvenimenti. Ed infatti in conferenza stampa Ehsan Hajsafi aveva ammonito con queste parole:

“Dobbiamo accettare che le condizioni nel nostro Paese non sono giuste. E le persone non sono felici. Noi siamo qui, ma questo non vuole dire che non dovremmo essere la loro voce. Si cambi come vuole il popolo.”

All’intonazione delle note dell’inno nazionale, tutti i calciatori della selezione iraniana hanno quindi scelto di astenersi nel cantare. La protesta tuttavia non è stata ben accolta dai tanti sostenitori iraniani presenti sugli spalti. I tifosi infatti, hanno iniziato ad esprimere il proprio dissenso fischiando, insultando e accompagnando la scelta con forti versi di disapprovazione.

Inoltre, molti spettatori hanno esibito il dito medio ad indirizzo dei calciatori in campo mentre altri sugli spalti hanno mostrato il pollice verso in segno di rifiuto a quanto stessero assistendo. Dalla curva destinata alla tifoseria iraniana è partita una raffica di sonori fischi.

Iran calciatori si rifiutano di cantare l’inno: la difficile situazione nel Paese

Le proteste in Iran sono cominciate dopo l’omicidio della 22enne curda Mahsa Amini, arrestata e picchiata a morte lo scorso 16 Settembre dalla polizia morale iraniana per non aver indossato il velo islamico in modo corretto. Da questo episodio si sono moltiplicate le azioni di ribellione in tutto il mondo.

In Iran centinaia di persone, per lo più giovani, hanno trovato il coraggio di scendere in piazza e contestare energicamente il regime nazionale, nel tentativo di rivendicare diritti che dovrebbero essere legittimi in ogni stato. In risposta il governo iraniano ha effettuato una massiccia e violenta repressione di tutte le attività di contestazione, provocando la morte di centinaia di giovani negli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti.

La rivoluzione dunque non ha lasciato indifferenti neanche i calciatori, che hanno ragionato a lungo su quale comportamento fosse più appropriato per non dimostrare indifferenza rispetto alla battaglia che sta combattendo il loro popolo. Molti manifestanti avevano chiesto infatti l’esclusione della nazionale dal torneo in Qatar per sottolineare ancor più l’importanza delle azioni di protesta contro il regime.

Non si è arrivati a questo livello di contestazione, ma oggi la nazionale di calcio ha preso ufficialmente posizione e si è schierata dunque a sostegno del popolo iraniano.

Le proteste nel mondo dello sport

Alle diverse attività di contestazione messe in atto dal popolo iraniano, si sono aggiunte nei giorni scorse tante iniziative di solidarietà. Prima fra tutte il taglio, da parte di celebrità e non, di una ciocca di capelli come simbolo per omaggiare Mahsa uccisa perché indossava male il velo.

Il crescendo della repressione delle manifestazioni di disapprovazione del regime che hanno portato negli ultimi giorni all’uccisione anche di giovanissimi dissidenti, ha portato molti sportivi a cercare di far sentire la voce del popolo a livello globale.

Dopo una squadra di calcio locale, la prima atleta che ha mostrato sostegno ai manifestanti al di fuori della nazione è stata la scalatrice Elnaz Rekabi che ha deciso di partecipare alla gara a Seul senza il velo.

Successivamente anche la pattinatrice della squadra olimpica Mardani ha adottato la stessa forma di protesa decidendo di gareggiare senza velo.

La prima squadra sportiva a non cantare l’inno è stata la nazionale di beach soccer, la scelta ha provocato il blocco della messa in onda della partita in Iran.

Negli ultimi giorni un’altra forte disapprovazione al regime è stata eseguita da una squadra di basket femminile che ha posato senza velo. La foto è stata accompagnata da un messaggio che esorta ogni donna a sentirsi libera e non vincolata alle differenze di genere.