Grazie al nuovo super telescopio James Webb, nato da una collaborazione tra le agenzie spaziali di Stati Uniti (Nasa), Europa (Esa) e Canada (Csa) per sostituire il telescopio Hubble, è stato possibile osservare per la prima volta due galassie formatesi tra 350 e 450 milioni di anni dopo il Big Bang, ovvero agli albori della vita della dell’universo.
Gli ammassi stellari, tra i più arcaici osservati fino ad oggi, fanno parte delle lontanissime galassie Abell 2744, le cui immagini sono state catturate dal potente telescopio tra il 28 e il 29 giugno 2022
Il telescopio più grande e potente mai costruito è in grado di osservare la luce proveniente dagli oggetti più lontani e dalle stelle più deboli dell’universo, consentendo di spostare il limite delle osservazioni spaziali e di raggiungere frontiere inimmaginabili fino a poco a tempo fa.
I risultati di questa importante scoperta scientifica, pubblicati su The Astrophysical Journal Letters, sono confermati da uno studio eseguito da un team internazionale a guida italiana con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Emblematiche le parole di Paola Santini, ricercatrice Inaf a Roma e coautrice dello studio scientifico: “Queste osservazioni sono rivoluzionarie, si è aperto un nuovo capitolo dell’astronomia. Già dopo i primissimi giorni dall’inizio della raccolta dati, Jwst ha mostrato di essere in grado di svelare sorgenti astrofisiche in epoche ancora inesplorate”.
Qual è l’equipaggiamento del nuovo telescopio James Webb?
Per dare un’idea delle sue potenzialità basti pensare che grazie ad un diametro di 6,5 metri, il nuovo telescopio James Webb sviluppa una capacità di raccolta della luce circa 7 volte superiore rispetto al suo predecessore Hubble. In pratica, questo determina la possibilità di osservare oggetti con una luminosità fino a 100 volte più debole, permettendo agli scienziati di comprendere meglio la natura dell’universo e la sua evoluzione.
Il telescopio è dotato di uno specchio primario composto da 18 specchi, disposti a formare un cono, che consente di raccogliere la luce e focalizzarla su uno specchio secondario, che a sua volta la focalizza su uno dei quattro strumenti ottici. I quattri strumenti ottici saranno:
– Un immaginatore ottico infrarosso (OIR) per osservare la luce infrarossa proveniente dagli oggetti più freddi dell’universo, come le galassie nelle prime fasi della loro evoluzione.
– Uno spettrografo ottico infrarosso (OIR) per osservare la luce infrarossa di stelle e galassie lontane e di esopianeti.
– Uno spettrografo ottico near-infrared (NIR) per osservare la luce delle stelle e delle galassie più lontane e dei pianeti extrasolari.
– Un campanello a microonde per osservare le onde gravitazionali provenienti dai confini dell’universo.