È scoppiata subito la polemica sulla proposta di legge presentata alla Camera dalla Lega, che prevederebbe un bonus matrimonio fino a 20mila euro per sostenere le spese degli under 35 che decidano di sposarsi in chiesa. Un ddl che non è piaciuto a molti e che ha portato il primo firmatario, il leghista Domenico Furgiuele, a correggere il tiro già nella serata di ieri: “La proposta di legge volta a incentivare il settore del wedding, che per questioni di oneri prevedeva un bonus destinato ai soli matrimoni religiosi – ha dichiarato -, durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no”.

Bonus matrimonio Lega: cosa prevede la proposta di legge

La proposta di legge depositata alla Camera è stata firmata anche da Alberto Gusmeroli, Simone Billi, Ingrid Bisa ed Erik Umberto Pretto, tutti esponenti del Carroccio e, nonostante la precisazione arrivata da parte di Domenico Furgiuele, che ha parlato di riconoscimento del bonus per entrambe le tipologie di matrimonio, religioso e civile, è stata in realtà pensata facendo un’esplicita differenza tra i due riti. Partendo dal dato Istat che rileva un calo maggiore dei matrimoni religiosi rispetto a quelli civili, dice: “Il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onorosa rispetto al matrimonio religioso”. Una sorta di giustificazione per l’incentivo, che punta ad “agevolare le giovani coppie che intendono celebrare il matrimonio religioso e che avranno la possibilità di usufruire della detrazione del 20 per cento delle spese connesse alla celebrazione”.

Tra le condizioni, il fatto che gli sposi abbiano meno di 35 anni, che il reddito complessivo della coppia sia sotto i 23mila euro e che entrambi abbiano la cittadinanza italiana da almeno 10 anni. L’agevolazione riguarderebbe tutti i costi legati alla celebrazione, dagli addobbi a quelli relativi alla festa come abiti, ristorazione, bombioniere e quant’altro, sul modello di quanto già proposto dalla Regione Lazio nel corso del 2022 per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia. Una misura che non sarebbe indolore per le casse dello Stato: costerebbe circa 716 milioni di euro per coprire cinque anni di bonus.

Unanime le critiche da parte dei partiti di opposizione: la pd Simona Malpezzi ha parlato di proposte “incostituzionali e assurde”; il leader di Azione Carlo Calenda ha giudicato la Lega di Salvini “fuori controllo”, mentre Benedetto della Vedova, segretario di +Europa, ha scritto su Twitter: “Il beneficio andrebbe riservato a italiane e italiani da almeno dieci anni e che scelgono il matrimonio religioso, ovviamente rigorosamente etero: una perla di reazionario analfabetismo costituzionale”. Gli ha fatto eco Mara Carfagna: “E meno male che Zaia stamattina aveva prospettato una Lega quasi normale: ‘Basta battaglie di retroguardia’ – ha scritto la deputata -. Pronta la risposta della Lega romana e salviniana: lo Stato paghi 20mila a chi si sposa in chiesa. Altro che ‘libera Chiesa in libero Stato’, qui siamo ancora al Papa Re”.

Polemiche che hanno portato al dietrofront sul matrimonio religioso, irritando anche Palazzo Chigi, che ha fatto sapere in una nota che la proposta non è allo studio del Governo, sottolineando: “nell’ambito di un quadro finanziario complesso l’Esecutivo è al lavoro per sostenere la famiglia con misure concrete e realizzabili, che saranno contenute nella legge di bilancio”. A chiarire la situazione anche l’esponente di Fratelli d’Italia e attuale ministro della Difesa Guido Crosetto che, ospite di Zona Bianca su Rete 4, ha commentato: “Si tratta di una proposta presentata da un deputato. Non è mai passato in mente a Palazzo Chigi di dare un premio a chi si sposa in chiesa, non è un tema che interessa ad uno Stato laico”.