L’account Telegram di Dmitri Medvedev, ex presidente della Federazione Russa e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca, alterna fasi di silenzio a giornate in cui escono raffiche di dichiarazioni salienti e mai banali: l’ultima stoccata riguarda sia il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky che la capitale Kiev.
Per Medvedev, “Kiev è solo una città russa, in cui si è sempre pensato e parlato russo”. Il contesto a cui riferiscono tali parole è la replica con qualche giorno di ritardo alle richieste ucraine di riconsegnare la Crimea. Come già accaduto in altre circostanze, politici e oligarchi russi (nonché il presidente Vladimir Putin) si appoggiano sulla storia per giustificare le loro azioni e le loro dichiarazioni. Secondo questo ragionamento, “Kiev è stata la capitale degli antichi Rus, i popoli che nel Medioevo abitavano nelle regioni che ora fanno parte di Ucraina, Russia e Bielorussia. E’ stata una grande piccola città russa all’interno dell’Impero russo ed è la capitale repubblicana all’interno dell’Urss.
Ucraina, Medvedev avvisa Zelensky: “La storia di Kiev è russa”
Tuttavia, la stoccata più netta di Medvedev all’Ucraina colpisce direttamente Volodymyr Zelensky. Intervenuto durante un videocollegamento, il leader ucraino ha svelato l’ipotesi secondo cui “la Russia sta cercando un’opportunità per raggiungere una “breve tregua” e riprendere forza dopo i mesi invernali“.
Ma per Medvedev Zelensky “rifiuta di impegnarsi a colloqui di pace con la Russia per paura di essere ucciso”. Non solo, ma nel delicato assetto che riguarda i rapporti tra l’Occidente (e gli Stati Uniti in particolare) e l’Ucraina la realtà è emersa a galla in occasione dell’incidente missilistico in Polonia. Questa la visione della Russia, che capta nella gestione della vicenda un sintomo della stanchezza degli Alleati nei confronti delle richieste del governo ucraino, “che continua a lamentarsi e a chiedere più soldi e più armi”.
Al contrario di quanto raccontano da Kiev, “gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la Nato non vogliono una rottura definitiva con la Russia, che potrebbe scatenare la terza guerra mondiale“, ed è questa la ragione per cui hanno iniziato a fare pressione su Zelensky per colloqui di pace con la Russia. Ma il presidente ucraino non intende cedere “perché se riconoscesse i territori controllati da Mosca come territorio russo, i suoi militari e i suprematisti nazionalisti lo ucciderebbero”.