Ennio Flaiano sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinematografico e drammaturgo italiano. Per il cinquantesimo anniversario della sua morte, l’amministrazione comunale della città di Pescara ha deciso di rendere omaggio all’intellettuale, ponendo alcuni fiori davanti alla sua statua: partecipano alla cerimonia il sindaco Carlo Masci, il presidente del Consiglio comunale Marcello Antonelli, l’assessore alla Cultura Maria Rita Carota e la presidente dell’Associazione Ennio Flaiano Carla Tiboni.
Questo omaggio vuole celebrare la figura del grande intellettuale, una delle più acute coscienze critiche del periodo del Dopoguerra italiano, e viene reso due giorni dopo dalla celebrazione ufficiale per l’anniversario della scomparsa, alla quale ha partecipato il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliani e in cui c’è stata la donazione di due lettere inedite.
Scopriamo insieme la vita di Ennio Flaiano e ripercorriamo le tappe della carriera.
Storia di un grande intellettuale
Ennio Flaiano nasce a Pescara nel 1910 e muore a Roma nel 1972. Durante la sua vita, fu scrittore, sceneggiatore e giornalista: scrisse per le redazioni di Oggi, Il Mondo e il Corriere della Sera e collaborò con Federico Fellini per la sceneggiatura dei suoi grandi capolavori, come La strada, La dolce vita e 8½.
La sua infanzia fu dickensiana e lui stesso, in un’intervita del 1972, racconta i suoi continui spostamenti:
” A cinque anni mi hanno mandato a studiare a Roma; non è che mancassero le scuole, ma la verità è che mio padre voleva togliersi dai piedi suo figlio…No, non perché fossi turbolento, ma il fatto è che in casa c’era una situazione critica, si era separato dalla moglie, lasciamo stare. Ho vissuto una infanzia piena di esili: mi mandarono a studiare nelle Marche, a Camerino, a Fermo, a Senigallia, poi a Chieti, a Brescia, a Roma, nel collegio nazionale”.
Fine e ironico moralista, il suo nome rimarrà sempre legato alla città di Roma, odiata e amata, celebrata nelle sue virtù e stigmatizzata nei vizi, grazie alla vena grottesta e satirica delle sue opere.
Così, infatti, scrive dell’Urbe:
“in questi ultimi tempi Roma si è dilatata, distorta, arricchita. Gli scandali vi scoppiano con la violenza dei temporali d’estate, la gente vive all’aperto, si annusa, si studia, invade le trattorie, i cinema, le strade…”
Nel 1947, vinse anche il Premio Strega con il suo più famoso romanzo, Tempo di uccidere.
Interprete dei contraddittori anni Cinquanta, la figura di Ennio Flaiano non manca di fare da specchio al periodo storico che la sua esistenza attraversa, con la sua personalità originale e lontana da ogni canone.
Ennio Flaiano per Pescara: le parole del sindaco e del presidente del consiglio comunale
Ennio Flaiano viene celebrato proprio per la sua capacità di interpretare le trasformazioni della società e per il suo essere simbolo del Dopoguerra: è proprio questo l’aspetto cui le parole del sindaco di Pescara, Carlo Masci, vogliono dare rilievo:
“Nessuno meglio di lui ha saputo prevedere le trasformazioni della società, anticipandone effetti e storture anche in proiezione futura. La straordinaria originalità del suo pensiero e la vena carica di ironia pungente che espresse nei suoi scritti oggi appaiono un patrimonio unico e attualissimo che spetta a noi non disperdere. In questa direzione il ruolo dei Premi Flaiano è di fondamentale rilievo in un anno, quello del 50/o, davvero importante per la nostra città che sta crescendo dal punto di vista culturale in modo impetuoso.”
Parla di lui in modo altrettanto positivo il presidente del Consiglio comunale Marcello Antonelli, che ricorda la traccia indelebile che lo scrittore è riuscito a lasciare nella storia della cultura italiana:
“Flaiano è stato un uomo libero che mal sopportava la mediocrità nell’etica, il compromesso a tutti i costi e la malafede. Per questo le sue acute e brillanti riflessioni nascondevano spesso disillusione e malinconia. Fu guardato con sufficienza, quasi confinato dall’élite del suo tempo, ma a dispetto di questo ha lasciato una traccia indelebile, la sua opera resta un valore straordinario anche nella contemporaneità. Se oggi siamo qui è per ricordare l’uomo e la sue eredità morale.”
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