Farina su Andy Warhol alla Fabbrica del Vapore di Milano. È l’ultimo blitz organizzato dal movimento Ultima Generazione per accendere i riflettori sull’emergenza climatica. Solo uno degli eventi di protesta che, nelle ultime settimane, si sono succeduti di continuo in Europa, con l’ultimo episodio a Roma, dove era stata imbrattata con della vernice arancione la facciata dell’edificio che ospita la Cassa Depositi e Prestiti, ritenuta colpevole di investire nelle fonti fossili e quindi contro il benessere del Pianeta e delle nuove generazioni. Ora nel mirino degli attivisti è finita un’auto dipinta dall’artista statunitense ed esposta nell’ambito della mostra “Andy Warhol: La Pubblicità Della Forma”.
Farina su Andy Warhol a Milano: l’ultima protesta degli attivisti per il clima
Sono entrati nella Fabbrica del Vapore di Milano, dove è in corso un’esposizione dedicata ad Andy Warhol a cura di Achille Bonito con la collaborazione di Edoardo Falcioni, e hanno gettato ben 8 kg di farina su un’opera, un’auto, una BMW M1 customizzata dall’artista nel 1979, del valore di ben 10 milioni. È l’ultimo attacco organizzato da alcuni membri del movimento ambientalista Ultima Generazione come atto di protesta per chiedere al Governo misure concrete per fronteggiare l’emergenza climatica. “Bisogna occuparsi di questa cosa: è una questione di bene comune della nostra società”, avrebbero gridato durante l’attacco. “Ci saranno migrazioni ovunque, abbiamo perso un quarto del nostro raccolto, non ci sarà più cibo e acqua, c’è un collasso ecologico e climatico in corso”.
Non è la prima volta che il movimento, costola italiana di Extinction Rebellion, sale all’onore della cronaca: negli ultimi mesi sono state continue le proteste di questo tipo, come quella realizzata contro “Il seminatore al tramonto” di Van Gogh, esposto a Palazzo Bonaparte di Roma o l’ultima, sempre nella Capitale, che aveva preso di mira la sede della Cassa Depositi e Prestiti. Ora lo sfondo è Milano e, secondo quanto dichiarato da una delle attiviste in un video realizzato poco prima della manifestazione da Artribune, le motivazioni sarebbero le seguenti:
Sono qui perché sono terrorizzata e sento l’imperativo morale di fare qualcosa. C’è un collasso ecologico in corso, i nostri governi non se ne sono occupati negli ultimi 30 anni e io non so più cosa fare per portare attenzione su quello che sarà un disastro per tutta la nostra società. Finché loro non lo faranno, noi continueremo ad agire con atti di disobbedienza civile e non violenza, e invitiamo tutte le persone che sanno che c’è una crisi ecologica a unirsi a noi.
Nel corso dell’azione, due di loro si sarebbero incollati ai finestrini della macchina, mentre il resto del gruppo avrebbe fatto esplodere dei palloncini di vernice per terra, distendendosi poi sul pavimento. “Gli attivisti sono entrati regolarmente alla mostra pagando il biglietto – ha spiegato Stefano Lacagnina, promotore dell’esposizione -. Avevano i sacchettini di farina in tasca, hanno cosparso la macchina di farina completamente. È un pezzo importante, che per la prima volta veniva esposto in mostra e ha un grande valore. Ora dobbiamo capire cosa fare, al momento siamo chiusi. Sono intervenute le forze dell’ordine, che stanno identificando i responsabili”.
Sul web, intanto, sono in molti a criticare il gesto degli attivisti, come era già accaduto per le precedenti manifestazioni: per alcuni, in questo modo, il mezzo supererebbe il messaggio che si vuole veicolare, finendo per non apportare benefici alla causa, per quanto giusta possa essere. Ma non è stata la prima volta, né, probabilmente, sarà l’ultima.