Una donna entrata nella storia, Nilde Iotti (Leonilde all’anagrafe) ha segnato la storia politica della repubblica italiana fin dai suoi esordi. Eletta all’Assemblea costituente nel 1946, cominciò fin dagli albori la sua lotta per i diritti delle donne al lavoro e in famiglia. 

Il 20 giugno 1979 fu la prima donna a essere eletta alla terza carica dello stato. Mantenne il suo ruolo per quasi tredici anni, un record ancora imbattuto. Fu deputata parlamentare per più di cinquant’anni e si dimise soltanto nel 1999, per problemi di salute.

Nilde Iotti si ritirò dalla politica il 18 novembre 1999 per problemi di salute e si spense pochi giorni dopo, il 4 dicembre. Nel 2009 il presidente della repubblica Giorgio Napolitano la ricordò con queste parole:

«Nella sua vicenda umana e politica si riflette la storia stessa dell’Italia repubblicana, che ella ha accompagnato nel cammino di ricostruzione e di sviluppo dai banchi dell’Assemblea costituente e poi della Camera dei deputati, di cui per lungo tempo fu presidente unanimemente apprezzata, garanzia di libero confronto per tutti i gruppi politici. La lezione politica di Nilde Iotti, anche nella costante affermazione del principio costituzionale dell’uguaglianza della donna nella società, nel lavoro e nelle professioni, mantiene oggi intatta tutta la sua forza e attualità».

Chi era Nilde Iotti? I motivi degli studi nella scuola cattolica

Di origini emiliane, Nilde Iotti nacque il 10 aprile 1920 a Reggio Emilia. Il papà era un ferroviere laico e socialista convinto, fu perseguitato durante il periodo fascista per le sue lotte sindacali fino a perdere il lavoro.

Fu questo il motivo principale che lo indusse a iscrivere la figlia a una scuola cattolica, secondo la sua convinzione che: «È meglio stare con i preti che con i fascisti».

Quando nel 1934 morì, lasciò la famiglia in grandi ristrettezze economiche, ma grazie a una borsa di studio Nilde riuscì a iscriversi all’università Cattolica di Milano, dove nel 1942 si laureò in lettere e filosofia.

Tornò a Reggio Emilia per insegnare, ma il richiamo per la politica fu più forte e le dedicò tutta la sua vita. La donna scelse presto d’iscriversi al Partito comunista italiano (PCI) e di unirsi prima alle staffette, poi ai Gruppi di difesa della donna, una formazione antifascista del partito che rivestì un ruolo importante nell’animazione della Resistenza.

Chi era Nilde Iotti? Dall’Unione donne italiane a Montecitorio in parlamento

Terminata la guerra, l’Udi, l’Unione donne italiane, le affidò l’incarico di indagare sulle condizioni delle famiglie più bisognose e di cui divenne segretaria.

Le elezioni del 2 giugno 1946 furono il giusto premio per la ricompensa del grande lavoro che aveva fatto: ottenne dalla sua circoscrizione 15.936 voti, che all’età di ventisei anni le permisero di entrare a Montecitorio come deputata all’Assemblea costituente, con lei altre ventuno donne.

Fece parte della commissione dei 75, preposta alla vera e propria stesura della carta, e in particolare partecipò ai lavori della prima sottocomissione, incaricata della parte relativa ai diritti e ai doveri dei cittadini.

Questa partecipazione, le permise di battersi per l’affermazione del principio della parità tra i coniugi, del riconoscimento dei diritti dei figli nati fuori dal matrimonio e delle famiglie di fatto.

La sua affermazione a riguardo:

«Dal momento che alla donna è stata riconosciuta, in campo politico, piena eguaglianza, col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi della vita sociale e restituita ad una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di cittadina».

Con il suo partito, si oppose all’introduzione del principio dell’indissolubilità del matrimonio nel testo costituzionale.

Chi era Nilde Iotti? L’incontro con Togliatti

Durante i lavori per l’assemblea Iotti ebbe modo di conoscere Palmiro Togliatti, il segretario generale del PCI, col quale ebbe una relazione. Il politico più grande di ventisette anni era già sposato con Rita Montagnana, anch’ella esponente del partito, con cui aveva anche un figlio. 

La loro storia non era ben vista dai vertici del partito, che allora pretendeva un codice di condotta morale severissimo. Arrivarono a riconsiderare la Iotti come persona “infiltrata” di Alcide de Gasperi. La coppia tuttavia visse la propria storia d’amore fino alla morte di Togliatti, che si spense nel 1964.

Chi era Nilde Iotti? Il suo impegno politico per le donne al lavoro e per la famiglia

Si è sempre imbattuta nelle lotte riguardanti la difesa dei diritti delle donne e delle famiglie che la vide coinvolta per più di cinquant’anni.

Quando, nel 1963, entrò a far parte della commissione affari costituzionali, tornò a occuparsi del problema della collocazione delle donne nel mondo del lavoro e delle tematiche relative alla famiglia, in quegli anni oggetto di mille dibattimenti sia nei palazzi sia nelle piazze di tutta la penisola.

I questo contesto storico la Iotti si batté per l’inserimento del divorzio nell’ordinamento giuridico e lo difese nella battaglia del referendum abrogativo del 1974; che nel 1975 fu tra i protagonisti della riforma del diritto di famiglia e nel 1978 di quella sull’aborto.

Nel 1969, quando per la prima volta i rappresentanti del PCI vi furono ammessi, la Iotti entrò nel parlamento europeo, dove vi sarebbe rimasta per una decade.

Chi era Nilde Iotti? L’elezione a presidente della Camera

Era il 20 giugno 1979, quando per la prima volta una donna fu eletta presidente della Camera dei deputati. Nel suo discorso d’insediamento, centrato sulla figura della donna nella società, sull’imparzialità politica di cui da allora in avanti sarebbe stata paladina e sulle misure necessarie per combattere il terrorismo che in quegli anni, detti anni di piombo straziava il Paese con omicidi efferati e continui, dichiarò:

«Io stessa, non ve lo nascondo, vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione».

Altre due volte consecutive fu confermata come presidente della camera che rappresenta la terza carica dello stato, concludendo il suo mandato dopo quasi tredici anni, il 22 aprile 1992: questo record lo detiene ancora lei.

Nella sua carriera fu incaricata dall’allora presidente della Repubblica Cossiga per un mandato esplorativo per cercare di formare un governo, che però fallì; in quel 1987 fu la prima donna e la prima esponente del PCI ad arrivare molto vicino alla presidenza del consiglio.

Nel 1992 fu poi la prima candidata donna proposta dalla sinistra come presidente della repubblica. I voti raccolti non bastarono per raggiungere il quorum.