A Napoli sono stati disposti gli arresti per nove persone con la accusa di corruzione per le concessioni demaniali marittime della penisola sorrentina e della costiera amalfitana.

È stata la Guardia Costiera del capoluogo campana ad eseguire gli arresti su ordine della Procura-Direzione distrettuale antimafia e del giudice Maria Luisa Miranda. Per il momento le nove persone sono state poste agli arresti domiciliari; per altre due è stato imposta l’interdizione dai pubblici uffici, con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Dalle informazioni finora divulgate dagli inquirenti in fase di accertamento, il sistema criminale organizzato dagli undici indagati, aveva l’obiettivo di ottenere le concessioni demaniali o la proroga delle stesse in cambio di mazzette, costituite o da denaro o da beni di altra natura.

I reati contestati spaziano dalla corruzione, alla turbata libertà degli incanti e alla turbata libertà del procedimento di scelta del contraente fino ad arrivare all’illecita concorrenza con minaccia o violenza. Le forze dell’ordine hanno diffuso anche le identità dei soggetti fermati e coinvolti nell’attività illecita.

Nello specifico, agli arresti domiciliari sono finiti gli imprenditori marittimi Salvatore Di Leva, Fabio Gentile, Luigi Casola, Marcello Gambardella, con l’accusa a loro carico di corruzione.

La stessa ipotesi di reato è rivolta anche ai funzionari pubblici Aniello Formisano, Rosario Marciano, Liberato Iardino. I tre dipendenti della Regione avrebbero ricevuto dagli imprenditori la consegna di biglietti e tessere per aliscafi e traghetti in cambio provvedimenti favorevoli.

Obbligo di domiciliari inoltre per Giovanni Provenzano, militare appartenente alla capitaneria di porto ed i professionisti Aniello Portoghese e Francesco Cimmino. Per gli ultimi due, l’accusa di corruzione nell’esercizio della funzione è basata su prove di consegna al sig. Marciano di piccole somme di denaro per istruire pratiche di proroga di concessioni demaniali.

Anche l’imprenditore marittimo ed ex parlamentare Salvatore Lauro è indagato per corruzione, ma non è stata disposta alcuna misura cautelare nei suoi confronti.

Napoli concessioni demaniali marittime: “Agivano con modalità mafiose”

In un comunicato ufficiale viene inoltre esplicitato la natura illecita delle azioni sottolineando che la collaborazione tra pubblici ufficiali del trasporto marino e alcuni imprenditori avesse ormai radici ben consolidate.

“Le indagini avrebbero consentito di delineare l’esistenza di stabili e consolidati rapporti (anche di natura corruttiva) tra taluni imprenditori del settore marittimo e pubblici ufficiali nell’Unità Operativa Dirigenziale trasporto marittimo e demanio marittimo della Regione Campania, accordi inerenti a varie concessioni demaniali rilasciate e/o prorogate dal predetto ufficio e diretti ad alterare o turbare le procedure utilizzate per la scelta del concessionario e, più in generale, la gestione dei rapporti tra l’ente pubblico concedente ed i concessionari”.

La pubblica accusa infatti contesta che le concessioni demaniali marittime affidate nella zona della costiera amalfitana e della penisola sorrentina sarebbero avvenute in cambio di denaro o di altre utilità destinate ai pubblici ufficiali da parte degli imprenditori. Questa attività avrebbe perciò consentito la concentrazione delle concessioni in capo medesimi imprenditori, generando di fatto un vero e proprio monopolio. Tra le aziende coinvolte figurano Alicost, Alilauro Gruson, Coast Lines e Cooperativa Sant’Andrea. Sempre secondo l’accusa, in taluni casi, l’azione di corruzione avrebbe assunto modalità mafiose.

Gli unici indagati a cui si aggiunge l’aggravante mafiosa ai capi di accusa sono gli imprenditori Salvatore Di Leva e Fabio Gentile: per loro sono in via di accertamento due episodi nei quali avrebbero utilizzato minacce per ottenere i loro scopi.

Le attuali indagini sono guidate dai pm Henry John Woodcock e Giuseppe Cimmarotta e derivano da una più estesa inchiesta che aveva analizzato anche presenti collegamenti tra imprenditori locali e organizzazioni criminose a stampo camorristico della zona di Castellammare di Stabia.

Tutti gli indagati hanno diritto di replicare alle accuse nei prossimi passaggi del procedimento, così come la difesa potrà chiedere ricorso al riesame per ottenere l’annullamento dell’ordinanza cautelare.