News Omicidio Khashoggi. L’amministrazione degli Stati Uniti ha deciso di concedere l’immunità al primo ministro dell’Arabia Saudita Mohamed bin Salman in una causa intentata contro di lui per l’uccisione del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi. Lo ha fatto sapere il dipartimento di Giustizia in seguito ad una valutazione del dipartimento di Stato, dopo che a luglio il tribunale distrettuale di Washington D.C. dove era stata presentata la causa aveva chiesto al governo di prendere una decisione al riguardo.
Omicidio Khashoggi: per gli Usa bin Salman ha diritto all’immunità in quanto capo di Stato
Mohamed bin Salman ha 37 anni, è il principe ereditario del re Salman bin Abdulaziz al Saud, suo padre, ed è stato da poco nominato primo ministro dell’Arabia Saudita. Con un passato da vice primo ministro e ministro della Difesa, Salman era già da tempo considerato l’uomo più potente del Paese ed è stato accusato, negli anni, di essere stato il mandante di diversi crimini, tra i quali l’uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, scomparso in circostanze misteriose nel 2018 dopo una visita al consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul e poi dichiarato morto, a quanto pare ucciso e smembrato da agenti di Riad.
L’uomo, che dal 2017 si era allontanato dal suo Paese per una sorta di “esilio autoimposto”, pubblicando poi una serie di articoli molto critici sull’Arabia Saudita e i suoi capi di governo, si era recato presso il consolato per richiedere alcuni documenti che gli erano stati richiesti per sposarsi, ma qui gli era stata tesa una trappola e non era mai tornato indietro. Ad intestare una causa contro Mohamed bin Salman negli Stati Uniti, ad ottobre 2020, è stata l’ex fidanzata, con cui avrebbe dovuto unirsi in matrimonio, la giornalista turca del Washington Post Hatice Cengiz, insieme ad un’organizzazione per i diritti umani fondata proprio da Khashoggi. Secondo alcune indagini, di cui una condotta dalla Cia, l’intelligenze americana, Khashoggi sarebbe stato ucciso all’interno della struttura proprio per volere dell’attuale primo ministro saudita. Il principe aveva inizialmente negato ogni coinvolgimento per poi ammettere che l’omicidio era avvenuto “sotto la sua responsabilità”.
Secondo alcuni, la sua recente nomina, lo scorso settembre, sarebbe stata decisa proprio nell’ottica di proteggerlo da eventuali procedimenti giudiziari e per garantirgli l’immunità sovrana, cioè l’impossibilità di essere condannato poiché capo di Stato. È quello che in effetti è successo, con la decisione presa dall’amministrazione Biden. “Jamal oggi è morto di nuovo – ha scritto Hatice Cengiz su Twitter -, pensavamo che forse ci sarebbe stata una luce di giustizia dagli Usa ma, ancora una volta, il denaro è venuto prima. Questo è un mondo che io e Jamal non conosciamo”. I legali del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti hanno spiegato che l’amministrazione, dopo una lunga valutazione sul caso, ha “stabilito che l’imputato bin Salman, in quanto capo in carica di un governo straniero, gode dell’immunità presso la giurisdizione dei tribunali statunitensi in conseguenza di questo ruolo”. “La dottrina sull’immunità dei capi di Stato è ben consolidata nel diritto consuetudinario internazionale”, hanno proseguito, giustificando la loro decisione. Ma per molti si tratterebbe di un’ingiustizia e la morte di Jamal Khashoggi, di cui sono da pochi giorni ricorsi i primi quattro anni, resta, per ora, senza un colpevole ufficiale.