Prosegue lo scandalo che sta riguardando il caso legato a Rosario D’Onofrio, con le ultime indiscrezioni che racconta di come l’Aia fosse a conoscenza della condanna che pendeva sul designatore arbitrale. L’imputato, che svolgeva il ruolo di procuratore capo, una sorta di pm, aveva una condanna per traffico di droga ed era ai domiciliari. L’informazione non era in possesso del presidente nazionale, Alfredo Trentalange. Ma era stata comunicata da un tesserato al presidente della sezione Aia di Cinisello Balsamo, dove era tesserato D’Onofrio, Giuseppe Esposito.
Caso D’Onofrio, la condanna
Si arricchisce di un nuovo capitolo la vicenda di Rosario D’Onofrio, l’ormai ex procuratore capo dell’Associazione Italiana Arbitri arrestato la settimana scorsa con l’accusa di far parte di un’associazione di narcotrafficanti. L’Aia, com’è noto, si è difesa comunicando di non avere gli strumenti per un controllo diretto sugli associati, che da regolamento sono tenuti a comunicare eventuali carichi pendenti, e di non aver mai saputo nemmeno indirettamente delle attività illecite di D’Onofrio, che era stato già arrestato nel 2020 e svolgeva il suo ruolo pur risultando agli arresti domiciliari.
In queste ore infatti è stato convocato un Comitato Nazionale d’urgenza dell’Aia per deliberare la decadenza del Presidente della Sezione Aia di Cinisello Balsamo, la sezione a cui era iscritto D’Onofrio. In una seduta del Consiglio Direttivo della sezione infatti sarebbero emerse notizie e circostanze riferibili a D’Onofrio che il presidente della Sezione avrebbe dovuto immediatamente comunicare ai vertici dell’Aia. Non è chiaro quali notizie siano emerse, quando e perché non siano state immediatamente comunicate ai vertici arbitrali, ma è sicuramente un altro tassello di un mosaico sempre più intricato e inquietante.