Avete mai pensato di aprirvi un Airbnb? Sappiate che c’è chi sta pensando di farlo sulla Luna. Una scelta al quanto bizzarra, ma che un azienda francese sta portando avanti . Non è un segreto che l’intenzioni future delle principali agenzie spaziali del mondo siano quelle di riportare l’uomo sulla Luna, meglio muoversi d’anticipo, quindi, per sbaragliare la concorrenza. La realtà, però, è un po diversa, con la struttura che sarà accessibile esclusivamente agli astronauti.
Un Airbnb sulla Luna
Al suo interno “non sarà un hotel di lusso, quindi niente divano, spa o minibar” ha precisato Weiss, descrivendo un habitat lunare molto spartano per rispondere a un’esigenza molto concreta degli astronauti. Ovvero essere una base in cui ritirarsi in caso di problemi o che possa fungere da postazione esplorativa, una sorta di “campo base sull’Everest”, che potrebbe consentire agli astronauti di esplorare luoghi più lontani del loro sito di atterraggio.
Dopo essere stato utilizzato Eurohab rimarrebbe sulla superficie lunare, dopo averlo sgonfiato. Del resto per realizzare quello che potrebbe essere “un bed and breakfast sulla superficie lunare, un po’ come un Airbnb sulla Luna”, Spartan Space sta già collaborando con l’Agenzia spaziale europea (ESA) e il Centro nazionale per gli studi spaziali (Cnes). L’azienda francese offrirà quindi questo habitat lunare perché “il suo modello economico si basa su un servizio”.
Eurohab potrebbe quindi essere affittato dalle agenzie spaziali per le missioni lunari. Del resto ingegneri stanno lavorando con Air Liquide e il Commissariato per l’Energia Atomica e le Energie Alternative (CEA) di Grenoble sul tema della gestione dell’energia. “L’idea è di lavorare con le celle a combustibile, per avere un sistema che si carica molto lentamente, e una volta arrivati gli astronauti, bruceranno tutta l’energia per qualche giorno” ha spiegato Weiss. Per proteggersi dalle radiazioni, i tecnici stanno pensando a una zona rifugio nell’Eurohab, una “specie di cuore dove, come la chiamano i miei colleghi, la cabina telefonica più protetta delle altre” continua il CEO. Mettendo da parte l’entusiasmo di chi progetta, riconosce che tuttavia “non ci permetterebbe ancora di vivere per sei mesi su questa stazione come possiamo fare oggi sulla ISS, non è possibile”.
L’altro problema è rappresentato dal CO2: l’azienda sta lavorando a un sistema per trasformarlo in ossigeno, con l’idea di produrlo in loco. Altri progetti di habitat lunari sono emersi negli ultimi anni, come il progetto Lina – che sta per “Lunar Infrastructure Asset” – di AI SpaceFactory, una società americana. In collaborazione con la NASA, ha immaginato una base lunare stampata in 3D, con moduli, al centro dei quali ci sarebbero pannelli fotovoltaici per fornire energia a questi habitat lunari. I moduli saranno ricoperti da uno strato protettivo di regolite lunare, la polvere lunare, con l’obiettivo di proteggere le apparecchiature e gli astronauti dalle radiazioni. La sua durata è di “almeno 50 anni” ha assicurato l’azienda.