A sedici anni molti di noi maschietti si sentono forti a colpire la traversa durante la “tedesca”, altri invece si vantano delle prime conquiste lavorative e sentimentali, mentre molti vivono con la testa sopra i libri. In pochi, sicuramente, fanno il loro esordio nell’Italia senza aver mai giocato in Serie A. C’è chi, come Nicolò Zaniolo, c’è riuscito tra lo stupore generale. Ora, con la maglia azzurra della Nazionale, c’è Simone Pafundi, che le orme del centrocampista giallorosso cerca quanto meno di emularle nel percorso con la casacca azzurra.
In campo contro l’Albania, nella vittoria per 3-1 in quel di Tirana, lo stesso Pafundi fa l’esordio in Nazionale ed entra nella storia degli Azzurri tra i più giovani di sempre a vestire la maglia con quattro stelline sul petto. Scalza Gigio Donnarumma, che scende dal podio degli esordienti giovani e lascia spazio al sedicenne in maglia Udinese. Sedici anni, otto mesi e due giorni. Questo è il momento della vita in cui Pafundi entra in campo con la maglia della Nazionale.
Si tratta del più giovane in assoluto degli ultimi 111 anni. Davanti a lui, per la differenza di qualche mese, si piazzano soltanto Rodolfo Gavinelli (16 anni, 3 mesi e 8 giorni) e Renzo Vecchi (16 anni, 3 mesi e 23 giorni). Eppure, in molti, hanno storto il naso. Ci si chiede cosa abbia spinto Roberto Mancini a convocare un giovane di belle speranze che, nonostante il talento, non abbia messo piede su un campo di Serie A. I motivi, come sempre, possono essere tanti.
Pafundi e la Nazionale, un amore nuovo per un giovane talentuoso
Simone Pafundi, tuttavia, non viene chiamato a casa in Nazionale. Mancino puro, ama svariare sulla trequarti partendo da destra, cercando spesso il cambio di gioco sulla sinistra. Chiede spesso il fraseggio corto con i compagni, soprattutto con il riferimento offensivo centrale cerca il gioco a due per liberarsi dalla pressione avversaria. Nell’ultimo terzo di campo risulta spesso decisivo, con giocate verticali a volte forzate, ma che tengono sotto pressione la difesa avversaria. Pecca in fase di finalizzazione, ma è un elemento ampiamente migliorabile considerando la giovane età. Il tiro a giro dal vertice dell’area è sicuramente il tipo di conclusione che privilegia.
Ieri qualche dribbling, giocate di classe e poco più, ma l’obiettivo di Pafundi è solo uno: emulare Zaniolo. Non soltanto nell’entrare nell’almanacco dei record, quanto per avere una carriera affermata nelle massime competizioni internazionali e a livello italiano. Ha dimostrato il suo potenziale, facendo vedere al mondo di essere pronto e con la spigliatezza giusta. Ora sta al campo e noi, per il bene della Nazionale, tifiamo per Pafundi. Magari, chissà, ai Mondiali ci torneremo con lui.