Guerra in Ucraina, ultime notizie.
Arrivano parole di rilievo dal consueto punto stampa al Cremlino da parte del portavoce Dmitri Peskov, il quale chiama direttamente in causa Washington e gli Stati Uniti anche alla luce di ciò che è emerso sulla spinosa vicenda del missile caduto in Polonia.
Il punto saliente del suo discorso è stato raggiunto quando ha definito “non necessaria” l’operazione militare speciale in Ucraina se gli Usa avessero fatto pressione sull’Ucraina in tempo per evitare l’escalation che ha portato al conflitto lo scorso 24 febbraio.
Guerra in Ucraina, Peskov rilancia sui negoziati: “Ora Washington faccia ragionare Zelensky”
Gli aggiornamenti più recenti sulla guerra in Ucraina si trascinano le scorie di quanto accaduto in Polonia e offrono l’occasione alla Russia per mettersi in una luce diversa rispetto al ruolo di aggressore con cui è stata etichettata e riconosciuta all’ultimo G20.
A chi fa notare che la tragedia del missile caduto in Polonia non si sarebbe verificata senza i pregressi bombardamenti russi, Peskov ribatte fermamente che gli Stati Uniti e la Nato “sono sempre stati riluttanti ad affrontare le preoccupazioni della Federazione Russa“. Un modo elegante di allargare la responsabilità dell’accaduto non solo all’esecutore materiale (ossia l’Ucraina) ma anche verso chi Mosca ritiene si nasconda dietro alla facciata.
Preoccupazioni che avrebbero riguardato il Donbass e le repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk appena riconosciute da Vladimir Putin come indipendenti. Alla domanda sulle posizioni russe rispetto ai negoziati di pace, il portavoce ha replicato che l’operazione proseguirà “finché Mosca non raggiungerà i propri obiettivi” poiché “l’Ucraina ha dimostrato di non aver alcun interesse a discutere con il Cremlino”.
L’unico passo in avanti registrato nelle ultime ore riguarda il prolungamento degli accordi di Istanbul sul grano, garantite le forniture per altri quattro mesi.
Zelensky: “Missile in Polonia? Non so cosa sia successo”
La Russia passa dunque al contrattacco e recita il ruolo della vittima facendo leva sui continui ripensamenti messi in atto da Volodymyr Zelensky come condizioni per sedersi al tavolo. Tuttavia, Mosca ha rivolto un appello nemmeno troppo indiretto alla Casa Bianca affinché eserciti una pressione maggiore per incoraggiare Kiev a tornare sui propri passi dopo essersi dimostrata “inaffidabile”.
Il presidente ucraino rivendica senza se e senza ma il “Kyiv Security Act“, vale a dire la proposta presentata in videocollegamento al G20 come unica via per cessare le ostilità. Difendendo le proprie ragioni, Zelensky ha ricordato che “la pace in Ucraina determina il bene mondiale” e pertanto serve “sostenere la libertà di Kiev e aumentare la pressione sulla Russia”.
Interrogato nuovamente sull’incidente aereo in Polonia, il leader di Kiev ha confessato di non sapere cosa sia successo, continuando dunque a credere nella colpevolezza del nemico sovietico. Intanto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo polacco Zbigniew Rau in cui si è giunti a una cooperazione “aperta e costruttiva” sull’incidente. “I nostri esperti sono già in Polonia. Ci aspettiamo che ottengano rapidamente l’accesso al sito in collaborazione con le forze polacche”, laddove sono già presenti anche alcuni esperti inviati dagli Stati Uniti.