Tre ore di summit tra il presidente degli Stati Uniti d’America Biden e l’omologo cinese Xi Jinping.

Un vertice bilaterale dall’importanza storica, il primo svolto faccia a faccia da quando Biden è stato eletto presidente degli USA. In un incontro che ha permesso di aprire un canale di dialogo, in un periodo storico nel quale i rapporti tra le due potenze erano arrivati ormai ai minimi storici, restano tuttavia dei nodi da sciogliere.

Solida la posizione di entrambi i leader nel condannare l’uso di armi nucleari in Ucraina, ma distanti restano le posizioni sul capitolo Taiwan, dove pechino avverte che ciò rappresenta una questione interna della Cina.

G20 di Bali – Dal clima alla geopolitica

Ucraina, Taiwan, diritti umani in Corea del Nord, clima e rapporti commerciali; sono tanti i dossier affrontati faccia a faccia tra i due leader in un incontro definito da entrambe le parti “ schietto e costruttivo”.

Con l’escalation militare della Russia ai danni dell’Ucraina, gli USA e gli alleati europei, uniti nell’alleanza Atlantica, hanno da subito affermato la ferma condanna all’azione militare intrapresa da Mosca.

Pechino, storicamente più favorevole alla linea politica di Mosca, seppur non in maniera franca, abbia sempre sostenuto la Russia.

Con la decisione degli alleati atlantici di colpire la Mosca con ripetuti pacchetti di sanzioni economiche, per destabilizzare e impoverire l’economia russa e costringerla a interrompere le manovre militari intraprese ai danni di Kiev, i canali di comunicazione tra Pechino e Washington si sono ridotti ai minimi storici.

I rapporti tra le due super potenze, hanno avuto un nuovo stallo con la presa di posizione della Cina contro Taiwan.

Dal sostegno diplomatico di Washington a favore di Taiwan e le esercitazioni militari congiunte, il timore che un analogo scenario di sanzioni economiche potesse essere applicato anche a Pechino, hanno ulteriormente messo in pericolo un delicato, ma allo stesso tempo, prezioso rapporto internazionale.

Il clima resta un punto di convergenza tra le diplomazie di USA e Cina; reduci da poco dalla Cop27, dove le due potenze hanno ribadito la loro volontà di accelerare sulla transizione ecologica, l’intesa sul dossier climatico sembra essersi rinforzata.

La crisi energetica, e la volontà delle due potenze di non pagare duri contraccolpi economici scaturiti dall’aumento dei prezzi, ha spinto in pochissimo tempo entrambi i leader a mettere in campo sostanziosi investimenti a favore della transizione ecologica.

Rapporti commerciali, fondamentali per lo sviluppo economico

Anche il nodo dei rapporti commerciali è stato lungamente discusso nell’incontro a margine del G20.

Confortante la dichiarazione di Biden:

“La competizione tra i nostri due paesi è forte, ma dobbiamo gestirla in maniera responsabile”.

Altrettanto rassicurante la dichiarazione di Xi Jinping:

“ USA e Cina devono trovare una giusta direzione nei rapporti bilaterali e collaborare per la pace nel mondo”.

Le tensioni prodotte dalla crisi energetica e l’escalation militare ai confini con l’Europa, hanno inasprito i rapporti economici tra le due superpotenze.

Se da un lato l’America vuole mantenere saldo il trono di prima economia mondiale, forte della grande quantità di accordi commerciali firmati con l’Europa; la Cina ambisce già da molti anni al primo gradino del podio delle economie mondiali, potrebbe quindi vedere il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto puntando a non essere seconda a nessuno portando la sua economia sugli stessi livelli di Washington.

Ovviamente un conflitto economico tra Pechino e Washington finirebbero per penalizzare entrambi.

Difficile stabilire quale può essere una possibile chiave di lettura di uno scenario cosi complesso. Di certo, entrambe le potenze sono consapevoli che un equilibrio commerciale tra loro garantisce una crescita economica per entrambi.

Gli USA hanno dalla loro parte la grande quantità di accordi nel settore energetico con l’Europa e anni di consolidati rapporti diplomatici. Con le sanzioni all’importazione di gas e petrolio russo, Washington si è aggiudicata il primato di primo fornitore energetico per l’Europa.

Per l’economia cinese il nodo Europeo è di fondamentale importanza, ogni anno un’elevatissima percentuale del loro export, nei più svariati settori, è destinata ai mercati europei.

Per Pechino diventare la prima economia mondiale significherebbe spostare l’equilibrio mondiale, basato sul modello di democrazia americana, verso un ideale più difficile da accettare sia per l’Europa ma anche per gli USA con conseguente possibile perdita economica nell’export.

Dossier Taiwan, la linea rossa di Pechino

Nessun passo in avanti sul nodo Taiwan, che forse è il più caldo degli argomenti esaminati nel summit.

Biden ha ribadito l’opposizione degli USA a ogni azione aggressiva e coercitiva di Pechino ai danni di Taiwan, ciò sarebbe controproducente e rischierebbe di mettere in pericolo l’equilibrio e la stabilità regionale.

Pechino ha replicato che Taiwan è una questione interna alla Cina e rappresenta la prima linea rossa da non oltrepassare per compromettere i rapporti diplomatici.

Dall’incontro emerge che, seppur con posizioni ancora distanti, i due leader abbiano discusso con toni più pacati e con maggior stabilità nell’evitare escalation.

Intesa sul nucleare, nessun’arma atomica in Ucraina

Posizioni concordanti sulla questione Ucraina e sulla possibilità che la Russia faccia ricorso ad armi nucleari per rovesciare le sorti del conflitto.

Entrambi le parti, hanno espresso la necessità di non ricorrere ad armi atomiche per evitare catastrofiche conseguenze a livello mondiale.

La presa di posizione, netta e decisa, contraria alle armi atomiche dovrebbe già essere inserita nel testo finale del G20.

Due grandi superpotenze, sia a livello economico sia militare, che si studiano a vicenda e stabiliscono dei limiti precisi da non oltrepassare per evitare incidenti diplomatici.

Un lungo incontro, con posizioni contrarie ma anche di reciproco accordo, che apre la possibilità di riaprire un canale di relazione e collaborazione in un momento in cui i rapporti internazionali sembravano tesi e difficili. Gianni Truini