La notizia era attesa. L’aveva promessa ai suoi sostenitori più ferventi. Forse avrebbe voluto darla anche prima ma è stato ben silenziato dal suo partito che ha ravvisato, nella sua possibile dichiarazione, un elemento di motivazione in più che avrebbe potuto mobilitare il fronte democratico. Saggio, ma vano, visto come sono andate le midterm. In ogni caso Donald Trump, in un discorso tenutosi a Mar-a-Lago in California annunciato la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2024. O forse è meglio dire che ha annunciato la sua intenzione a candidarsi. La candidatura, infatti, non è stata formalizzata. D’altronde è molto – molto molto – presto. Non è di certo prassi annunciare una candidatura tanto importante con un timing così dilatato. È anche un errore tattico, se ci pensiamo. In due anni possono capitare molte cose, anche quelle peggiori in termini di impatto mediatico. Ma Trump è solito abituarci a grandi colpi di scena e questo è: l’annuncio, è arrivato. Ecco alcune delle sue parole:
Mi candido perché credo che l’America non abbia ancora visto la vera gloria. Il ritorno dell’America comincia oggi: saremo una grande nazione di nuovo. A differenza di Biden, che ci potrebbe portare alla Terza guerra mondiale, io terrò l’America lontana dalle guerre. Proteggeremo il nostro popolo dalla minaccia impensabile delle armi nucleari e costruiremo lo scudo missilistico di cui abbiamo bisogno.
Trump rievoca alcuni grandi classici della sua comunicazione parlata, in primis il Make America Great Again rubato a Ronald Reagan. E li ripropone in una nuova narrazione: quella di chi vuole riprendere un paese, che gli è stato tolto con la sconfitta del 2020, e riportarlo sulla strada giusta, quella che lui stesso aveva imboccato nel quadriennio 16-20. Il tutto è inserito in un contesto contingente e fa riferimento ad una issue attualissima come la guerra in Ucraina. Ne viene fuori un attacco Joe Biden e, tra le altre cose, alla sua gestione del conflitto.
Trump, perché tanta fretta?
Le ragioni potrebbero essere più personali che politiche. Forse Trump, come tra l’altro viene sostenuto dai principali media americani, pensa che diventando il candidato Presidente possano andare a finire sotto il tappeto, come si fa con la polvere, tutte le questioni legali pendenti che lo riguardano. Trump potrebbe pensare, a buon motivo, che in questo caso i tribunali potrebbero avere più difficoltà a muoversi contro di lui. L’ex Presidente è sotto inchiesta, tra le altre cose, per i fatti che hanno portato all’attacco di Capitol Hill lo scorso 6 gennaio 2021. Non solo quindi la smania e la voglia di rimettersi al centro dell’attenzione mediatica dopo aver perso il suo megafono più potente, Twitter, ma anche una questione squisitamente legale. Il dipartimento della giustizia e le sue strutture, tra l’altro, sono mosse anche dal presidente in carica Joe Biden. In questo senso azioni legali contro Trump, una volta candidato, potrebbero essere viste in modo del tutto diverso.
L’ombra del Gop
Ma Trump non ha fatto i conti con il Gop. Se non altro perché deve prima vincere le primarie interne al suo partito. Ci sono diversi profili che stanno emergendo, uno su tutti quel Ron DeSantis che ha già incassato l’investitutura di Fox News e di parte dell’elettorato. La sua vittoria schiacciante in Florida è la bella storia che il Partito Reppubblicano, all’indomani delle midterm può vantare. Probabilmente l’unica.
Ed a proposito di midterm è ormai chiaro che non sono andate bene per Trump: vittoria di misura alla Camera e non vittoria – pareggio come era prima delle elezioni – al Senato. Una non non vittoria che potrebbe diventare sconfitta se a dicembre, nel ballottaggio della Georgia, il pastore Warnock dovesse battere il suo candidato: il repubblicano Herschel Walker. La sconfitta delle midterm si unisce a quella del 2020 e rende Trump, agli occhi di gran parte del suo partito, il profilo non ideale per la prossima corsa presidenziale. Insomma: The Donald si candida, ma ci sono ancora molti ostacoli lungo il suo cammino.